1914: dalla Valle dei templi a quella d’Aosta
Nel 1914, una cronaca pubblicata su un giornale valdostano presentava un curioso annuncio: un maestro proveniente dalla lontana Girgenti (Agrigento dal 1927), in Sicilia, aveva ricevuto un incarico di insegnamento nella Valle d’Aosta, precisamente nel villaggio di Grand-Ville di Verrayes.(1)
L’insolita distanza tra le due terre era motivo di stupore per il giornale, che commentava ironicamente l’incredulità di vedere un insegnante proveniente da così lontano finire in un luogo così remoto.(2)
Il maestro, giunto a Grand-Ville, si aspettava forse di trovare una metropoli, come Parigi, Londra o Vienna. La mancanza di infrastrutture moderne, come telegrafo, telefono, elettricità e trasporti pubblici, lo deluse profondamente, tanto da esclamare: “Chiamarsi “Grand-Ville” e essere priva delle comodità della vita moderna è un paradosso”.
Oggi, Grand-Ville, posta a oltre un chilometro e mezzo dal capoluogo e a 1.412 metri sul livello del mare, è abitata da qualche decina di persone ed è un luogo suggestivo, caratterizzato da un antico granaio risalente al Quattrocento.
Tuttavia, nel 1914, durante l’inverno e poco prima dello scoppio della Prima guerra mondiale, la Valle d’Aosta si presentava in una luce abbastanza diversa da come appare oggi.
Il maestro siciliano, infatti, lasciava una città, Agrigento, che allora contava circa 30.000 abitanti (almeno quattro volte più popolosa della città di Aosta del tempo); abbandonava, inoltre, una terra di mare e la valle dei Templi per trovarsi immerso in una realtà alpina e isolata.
La realtà di Grand-Ville si discostava anni luce dalle aspettative di una città più sviluppata suggerite dal nome. L’unica presenza di una modesta scuola, una cappella e alcune decine di case lasciò il maestro sorpreso e deluso.
Detto ciò, questo scenario rappresentava la tipica realtà dei villaggi valdostani che, ancora oggi come allora, caratterizzano la Valle d’Aosta. Il termine “Ville” non si riferisce solo alla città, come nel caso di Aosta (“Veulla”), ma può indicare anche un centro abitato popoloso o il capoluogo di un territorio, come nel caso di Cogne.
E il maestro siciliano? Le cronache non ne parlano più. Avrà compiuto il suo dovere e poi, speriamo per lui, sia rientrato presto nella sua bella terra.
Comunque, non si trattava di casi isolati, quegli spostamenti da lontano. Restando solo nella stessa città siciliana, ad esempio, si ricorda il caso è di due sorelle di Girgenti destinate alla scuola di Rumiod (Saint-Pierre) nel novembre del 1920: quand la notification de la nomination leur sera parvenue, quand sera passé le temps que la loi leur accorde pour réfléchir, avant d’accepter le poste, quand elles auront traversé toute l‘Italie et qu’elles auront trouvé un logement pour s‘installer, nous serons arrivés à Carnaval si ce n’est à Pâques, commentava, rassegnato e deluso, un giornale dell’epoca.(3)
Ad ogni modo, l’anno seguente, un periodico annotava che tutte le scuole del comune di Saint-Pierre erano aperte dall’inizio di novembre e che nelle frazioni les enseignantes sont toutes étrangères à la Vallée. Elles semblent toutes animées de la bonne volonté de faire leur devoir
e che Rumiod era dotata anche di una classe quarta.(4)
(1) La Doire, 4 dicembre 1914. (2) Vous comprenez, lecteurs, de Girgenti!
(“Capite, lettori, proveniente da Girgenti!”). (3) “Quando la notifica della nomina giungerà loro, dopo che sarà trascorso il tempo previsto dalla legge per riflettere prima di accettare il posto, e dopo aver attraversato tutta l’Italia e trovato un alloggio per stabilirsi, si sarà arrivati arrivati a Carnevale, se non addirittura a Pasqua”. La Vallée d’Aoste, 4 dicembre 1920. (4) (...) “le insegnanti sono tutte straniere alla Valle. Sembrano tutte animare dalla buona volontà di fare il proprio dovere”. La Vallée d’Aoste, 3 dicembre 1921.