Ad Aosta erano sempre le quattro e un quarto...
Nel 1882 Aosta ebbe finalmente il suo orologio pubblico, opera che fu collocata in cima alla torretta occidentale del Municipio; l’anno precedente alla sua posa lo strumento aveva partecipato all’Esposizione Italiana.(1)
Il nuovo meccanismo fu subito elogiato da molti poiché, oltre all’ora, era capace di segnalare anche la mezz’ora. L’entusiasmo era tale che qualcuno propose di regolare gli orologi dei campanili di Aosta con quello del Comune, ciò onde evitare una certa “anarchia oraria” della città: l’auspicio era ottenere l’unisono proprio grazie a quell’excellent guide.(2)
Ma le cose non erano così semplici, né scontate e il nuovo orologio cominciò purtroppo a dare problemi di precisione o addirittura fermandosi; al punto che, scherzosamente, qualcuno usava intercalare così: Comment va la barque municipale? - A gonfie vele comme l’horloge de la Place.(3)
Le bizzarrie di quell’orologio avevano raccolto più di una protesta anche tra i non residenti, tanto da indurre nel 1921 un forestiero a prendere carta e penna e a scrivere ad un giornale locale domandando il perché esistesse in città un orologio inservibile sulla Piazza Carlo Alberto, che non sa, o non può dar l’ora ai Cittadini? Quali le cause: del personale o del materiale? Ai Signori del Comune la risposta.(4)
Secondo le cronache, infatti, in quell’estate l’orologio risultava in “crisi” (forse l’ennesima?).
Reclami, critiche, addirittura imprecazioni da parte di qualcuno, non venivano risparmiate all’indirizzo di quello che appariva come un “battello senza pilota, un vascello senza direzione, un viaggiatore senza bussola, un campanile senza campane, una donna senza marito, una Russia senza povertà, un comunista senza la barba di Bombacci.”(5)
Insomma, in mezzo a tanta ironia, c’era anche chi non si accontentava e rincarava la dose invocando la costituzione di una guardia speciale d’onore a son Altesse sérénissime l’Horloge Municipale
al fine di evitare ogni tipo di pericolo all’artigiano incaricato di interrompere la “beata sonnolenza” del macchinario.(6)
Finalmente, di lì a poco l’orologio fu risvegliato dalle braccia di Morfeo...
L’occasione era importante: era il novembre 1921 e si stava celebrando il Milite Ignoto e l’orologio della piazza fu, dunque, subito riparato.
Qualcuno, infatti, se ne accorse e osservò: “Mezzogiorno è suonato. Dove? Ditemi, dal vecchio campanile del borgo o da quello della cattedrale? Meglio ancora, Signori, è stato l’orologio della piazza, riparato” (...).(7)
Nel 1929, però, il macchinario si fermò per l’ennesima volta: le lancette si erano arrestate segnando le quattro e un quarto.
Il giornale Le Mont-Blanc
ci scherzò sopra: “Martedì scorso, i viaggiatori che dovevano prendere il treno delle 18, guardando l’orologio, dissero: “Oh! Abbiamo ancora tempo!” e dopo aver passeggiato senza meta tra le vie e i negozi si diressero tranquillamente alla stazione ferroviaria dove scoprirono che il treno era già partito da tempo.
Al contrario, coloro che dovevano prendere il treno delle 4 del mattino si lanciarono in una corsa vertiginosa verso i treni arrivandovi affannati e ciò mentre la locomotiva si stava ancora preparando per il viaggio.”(8)
Ma, ancora una volta, il tutto fu risolto.
La notizia che ne annunciava il ripristino aveva addirittura il tono di quelle prognosi che vengono lette durante certe conferenze stampa organizzate a seguito di interventi medico-chirurgici riservati alle celebrità: Nous venons d’apprendre que l’horloge de notre place Charles Albert doit subir une opération délicate. Ses pièces se sont usées à compter tant de minutes, d’heures et de jours... et réclament d’être remplacées. Le public n’a qu’à s’incliner avec résignation devant ce cas de force majeure et à attendre que les aiguilles, activées par des ressorts tout neufs, reprennent leur tâche ardue de mesurer le temps pour les mortels.(9)
Effettivamente, nel giro di poco tempo tutto tornò alla normalità... per l’ennesima volta.
(1) L’Echo du Val d’Aoste, 8 aprile 1881. (2)
L’Echo du Val d’Aoste, 4 agosto 1882. (3)
La Doire Balthée, 4 novembre 1921. (4)
La Doire Balthée, 16 settembre 1921. (5)
L’Echo de la Vallée d’Aoste, 24 settembre 1921. Nicolò Bombacci (1879-1945) fu un politico e rivoluzionario italiano della prima metà del Novecento e, nel 1921, uno tra i fondatori del Partito Comunista d’Italia; più tardi si avvicinò al Regime fascista. (6)
La Doire Balthée, 14 ottobre 1921. (7)
L’Echo de la Vallée d’Aoste, 26 novembre 1921 (8) Che dire poi dei lavoratori? “Quelli che aspettavano le ore 18 per rincasare inviavano imprecazioni all’orologio il quale aveva dimenticato di annunciare che era ora di a uscire.”
Le Mont-Blanc, 22 novembre 1929. (9)
Le Mont-Blanc, 22 novembre 1929.