Alle origini della bandiera valdostana
La bandiera valdostana, è noto, presenta due colori: il nero e il rosso, come stabilito da un’apposita legge che la riconosce.(1)
Per la precisione, e anche questo è oramai assodato da tempo, tali colori hanno origini ben specifiche.(2)
Il nero, infatti, è mutuato da quello appartenente al campo dello stemma dell’antico Ducato di Aosta(3)
su cui, inoltre, campeggia un leone d’argento;(4)
blasone in uso fin dal Cinquecento(5)
ed oggi adottato anche per rappresentare la Regione Autonoma della Valle d’Aosta.
Per quanto riguarda il rosso, invece, bisogna rifarsi ad una idea del canonico Joseph Bréan (1910-1953). Questi, probabilmente nel 1941,(6)
si accorse che dallo stemma della città di Aosta - simile a quello ducale, ma sormontato da quello gentilizio sabaudo - privato sia del leone, sia della croce bianca dei Savoia, semplificava nei colori rosso e nero.(7)
Il religioso, allora, utilizzò questi ultimi per confezionare parte della copertina del suo volumetto(8)
I grandi valdostani
che andò in stampa il 30 marzo 1942: due strisce orizzontali, infatti, una che corre in alto e l’altra che sfila in basso, incorniciano una foto della statua di Sant’Anselmo;(9)
quella superiore alterna al rosso il nero, inversamente fa il nastro posto in fondo.
Quelle orlature, che dovevano servire a evocare la valdostanità dei grandi personaggi da lui censiti, dovette ispirare qualcuno...
Presto, infatti, la Resistenza decise di adottare quei colori e, come ricordò Vincent Trèves, la prima bandiera valdostana bicolore fu issata intorno al 20 agosto 1944 alla frontiera con la Svizzera.(10)
Non a caso, quando il giornalista Merry Bromberger, inviato speciale in Valle d’Aosta del periodico francese Combat, ebbe modo di incontrare in alta montagna un gruppo di partigiani notò che essi, Guides du Cervin ou mineurs évadés des galeries de Cogne, ils portent presque tous sur leur anorak ou simplement sur leur veston trempé de neige et d’eau, l’écusson rouge et noir des autonomistes du Val d’Aoste qui réclament le rattachement de leur pays à la France.(11)
La questione del vessillo valdostano - sia simbolica, sia coloristica - diventò quindi di dominio pubblico e, ça va sans dire, sollevò diverse curiosità.
Il 1° dicembre 1944, infatti, dalle pagine del giornale parigino degli emigrati valdostani, La Vallée d’Aoste, qualcuno si chiese: Quelle est la couleur du drapeau valdôtain?
M. Bromberger dans ses intéressants articles de “Combat” nous relate que nos maquisards valdôtains ont adopté un écusson noir et rouge (stendhaliens sans le savoir) comme emblème du drapeau valdôtain.
Quelles sont les raisons historiques de ce choix? Nous l’ignorons.
Il parait cependant qu’il peut y avoir d’autres couleurs valdôtaines. En effet, si nous ne nous abusons, l’Union Valdôtaine de Genève s’est donné un drapeau aussi à deux couleurs, mais vert et rouge.(12)
Quelles couleurs a-t-on eues dans l’ancien temps? Nous avons posé cette question à des experts en histoire et nous attendons la réponse.
Quest’ultima, a quanto pare, non tardò ad arrivare e fu pubblicata dallo stesso giornale il 13 gennaio 1945: sostanzialmente s’incentrava sull’ispirazione all’antico scudo ducale; ma... Mais reste la question du drapeau, sa forme et, sa composition.
Secondo il parere di un sacerdote valdostano della zona di Lione - sosteneva il foglio - i colori valdostani erano de sable en chef et de guele le reste, posées horizontalement, quindi nero e rosso disposti in senso orizzontale. Toutefois
- concludeva il giornale - dans les écussons des maquisards, les couleurs sont verticales, un pétit détail qu’on pourrait demander à des compétents d'élucider. Probabilmente, i partigiani, come detto, s’ispiravano ai colori usati nelle bande della copertina del libro di Bréan.
Comunque sia, la bandiera fu subito utilizzata in numerosi momenti legati a quei mesi difficili e di passaggio.(13)
Nei giorni della Liberazione, infatti, un articolo si esprimeva in questi termini:
C’était beau de voir flotter, côte à côte, d’une fenêtre de la maison communale, dans les vallées qui étaient, l’été dernier, aux mains des maquisards, le tricolore blanc rouge et vert et le drapeau rouge et noir, insigne particulier du maquis valdôtain; c’était beau de voir, sur la poitrine de nos maquisards, l’écusson rouge et noir surmonté ou traversé par un ruban blanc rouge et vert. Ainsi, Valdôtains et non Valdôtains de naissance luttaient, fraternellement, dans les mêmes formations, sous les mêmes chefs, tous unis par un seul mot d’ordre - Italie et Vallée d’Aoste -, tous animés par une seule volonté, la volonté de reconstruire une Italie et, partant, une Vallée d’Aoste libres.(14)
Nelle foto delle manifestazioni di quegli anni di fine guerra si notano bandiere a strisce orizzontali che riportano il rosso a volte sopra, altre sotto; successivamente le bande diventeranno verticali e, finalmente, con il colore nero dalla parte dell’asta.
Una piccola nota di... colore: in occasione del Natale 1945 il giornale La Vallée d’Aoste, come idea per una strenna natalizia, suggeriva di regalare uno stemma valdostano (“simbolo di poesia e di ideali”): A chaque corsage valdôtain et à chaque veston valdôtain... un écusson valdôtain.(15)
(1) L’articolo 5 della legge regionale valdostana del 16 marzo 2006, n. 6 recita: La bandiera della Regione è formata da un drappo di forma rettangolare, alto due terzi della sua lunghezza, suddiviso verticalmente in due sezioni uguali di colore nero e rosso, con il nero aderente all’inferitura. (2) Si tenga presente, inoltre, che tali colori sono presenti anche nello stemma della potente famiglia Challant. (3) Edoardo di Savoia detto il Liberale (1284-1329) fu il primo a intitolarsi la qualifica di duca d'Aosta. (1323-1329). (4) La Vallée d’Aoste, 13 gennaio 1945. (5) Il leone valdostano è presente sull’insegna del Duca Emanuele Filiberto di Savoia (1559-1580). (6) Il libro, di cui si tratta nelle righe che seguono, ottenne il ringraziamento del Papa con lettera datata 26 aprile 1941. (7) Fonte: Gli stemmi della Regione e dei Comuni della Valle d’Aosta: https://www.regione.vda.it/autonomia_istituzioni/Simboli_Regione/Bandiera/bandiera_i.aspx
(8) L’autore, nella prefazione, lo definisce lavoruccio, p. 5. (9) La statua si trova ad Aosta in via Xavier de Maistre. (10) Nel suo libro “Entre l’histoire et la vie”, Vincent Trèves ricorda che la prima volta, per quanto ci è dato conoscere, in cui la neonata bandiera valdostana, cucita da alcune donne di Valtournenche, fu innalzata su un pennone, fu verso il 20 agosto 1944, al posto di frontiera con la Svizzera della Tête Grise, durante le operazioni di guerriglia della 101 brigata “Marmore”, comandata dal partigiano Tito (Celestino Perron). «Tandis que nous nous rangions en cercle, derrière le peloton de nos hommes, alignés au pied du mât - scrive Trèves - le commandant suisse rentra dans sa caserne pour en ressortir aussitôt, suivi de ses gendarmes, armes à la main. Tito donna l’ordre d’hisser le drapeau valdôtain. Nos hommes présentèrent leurs armes, alors qu’à nouveau s’élevait le chant de Montagnes valdôtaines accompagné de coups de salve tirés en l’air. La solennité du moment m’émut au point que des larmes coulèrent sur mes joues. Le drapeau montait lentement le long du mât. A notre grand étonnement, nous avons entendu: “Garde à vous”. Nous avons vu les Suisses, au pied de leur mât, en train de présenter aussi les armes alors que le drapeau suisse se baissait pour remonter avec le nôtre en signe de salut».
Fonte: vedi
nota 6.
(11) Combat, 10 novembre 1944. (12) Le président, M. Victor Malluquin, en recevant le drapeau, coquette bannière présentée par Madame Grange, (escortée de demoiselles aux écharpes rouges et vertes) a remercié vivement les dames pour leur amabilité, car, cette bannière, chef d’œuvre de broderie, où brille l’écusson valdôtain, dans l’or et les couleurs du pays. Tale bandiera fu inaugurata il 21 agosto 1904 dalla Société de Secours Mutuels L’Union Valdôtaine de Genève; Le Mont-Blanc, 23 settembre 1904. (13) Le Val d’Aoste libre, 1° giugno 1945. (14) La Vallée d’Aoste, 21 aprile 1945. (15) Edizione del 29 dicembre 1945.
Immagine di copertina tratta dal giornale Combat
del 12 novembre 1944.