Tranquilli! Siamo... amici...
Altolà, chi va là? Fermo o sparo!
Altolà, chi va là? Fermo o sparo!
è una domanda certamente ben diversa da quella di un celebre film in cui un doganiere chiedeva: Chi siete?
[...] Cosa portate?
[...] Sì, ma quanti siete?
[...] Un fiorino!
(1)
Se quest’ultima, infatti, è frutto dell’invenzione cinematografica, la prima non lo è affatto.
I cittadini di Aosta, e un giornale locale che nel 1886 ne raccoglieva le proteste, lamentavano che ogni volta che qualcuno si trovava a passare nei pressi della prigione, gli veniva gridato alt chi va la.(2)
Il periodico riteneva che tale misura fosse inutile in un pays tranquille come le notre, vessatoria e pericolosa per chi abitava nella zona; quartiere abbastanza frequentato.
Come oggi, infatti, anche allora la Torre dei Balivi si trovava incuneata presso
une croisée de trois chemins très fréquentés; ossia le attuali vie Hôtel-de-la-monnaie, Guido Rey, e De-La-Pierre.
Insomma, ogni qualvolta un passante transitava per di là, veniva questionato con un antipatico
alt chi va la, al quale si aggiungeva subito:
alla larga!
“Cosa impossibile da fare”, sottolineava l’articolista, “tenuto conto che la strada è fiancheggiata da un canale irriguo e che la sentinella impone di passare
uno alla volta”.
Il giornalista, che una sera ebbe modo di assistere a tutto ciò, aveva osservato che un milite
avec un plus pur accent calabrais, gridava
“passal’uno a bot”. “Noi abbiamo compreso" - osservava l’uomo - "ma quelli che non capivano,
n’y eussent vu que du feu. Stimava, infatti, che nel novanta per cento dei casi, non solo le persone non coglievano cosa venisse loro detto in lingua italiana, ma talvolta non sentivano neppure la domanda che gli veniva posta a causa del fragore prodotto dall’acqua o dal rumore delle due segherie situate nelle vicinanze. Tutto ciò, non permetteva, dunque, né di rispondere "
amico", né di precipitarsi sul bordo estremo del canale e neppure di organizzarsi mettendosi in fila, così come veniva intimato dalle guardie.
Questo stato dei fatti, induceva la sentinella ad imbracciare l’arma e a far scattare il clic del cane del fucile. Il risultato di tutta quella paradossale vicenda era quello di far scappare a gambe levate tutti quei passanti ignari della disciplina militare
que leur mauvaise étoile conduit de se côté.
Da tutta quella vicenda - che restituisce una ulteriore fotografia di quei tempi e di quella zona -, tramite l'articolo si faceva appello al Comandante della guarnigione di stanza alle carceri affinché ovviasse a tali inconvenienti; dopotutto, un’analoga richiesta era già stata presentata l’anno precedente ed era stata accolta..., ma evidentemente non era stata rinnovata.
Dal 1969 abito a pochi passi da lì; per me e per gli altri non era più periodo dell’Altolà, ma fino alla chiusura avvenuta nel settembre 1984 (poi il carcere circondariale è stato trasferito a Brissogne), ricordo anche io delle voci; quelle di alcuni prigionieri che dalle finestre ogni tanto riuscivano a rispondere ai conoscenti e ai parenti che tentavano di dialogare con loro mentre transitavano ai piedi del bastione...
(1) Non ci resta che piangere, 1984 (Italia), con Massimo Troisi e Roberto Benigni. (2) L’Echo du Val d’Aoste, 19 novembre 1886.