Donne di ferro
Frédéric Gerbore, originario di Villeneuve, si stabilì ad Aosta nel 1800 e acquistò il palazzo dei Baroni d’Avise de Charvensod.(1)
In pochi anni riuscì a concentrare sotto il suo controllo tutti gli stabilimenti metallurgici dell’Alta Valle d’Aosta: Le usines de fer de Derby, de Rhêmes-Saint-Georges, d’Introd, de Liverogne, du Pont-de-Pierre, etc., devinrent pour lui les engins d’une fortune rapide.(2)
Quando Frédéric morì, l’eredità di quell’impero industriale passò nelle mani di sua moglie, Julie Défey. La vedova Gerbore, però, non si limitò a diventare solo proprietaria di quel patrimonio industriale, ma divenne in tutto e per tutto parte attiva di quel sistema, impegnandosi in prima persona come imprenditrice.
Infatti, fin dal 1836, con l’aiuto dell’ingegner Joseph Alby, cominciò a convertire il funzionamento dell’altoforno di Leverogne, che utilizzava il metodo alla Bergamasque,(3)
al sistema detto alla Comtoise, un procedimento che consentiva di ridurre i tempi di fusione e ottenere una maggiore qualità del prodotto.
Il lavoro della donna fu continuo e portato avanti con dedizione e con ottimi risultati in tutti i suoi altiforni. Ad esempio, il giornale Feuille d’Annonces d’Aoste
del 15 marzo 1841 riportava l’offerta dell’impresa guidata dalla donna:
Julie Gerbore, maîtresse de forges, à Aoste, vient de joindre à ses établissements métallurgiques un haut-four, où elle fait exécuter toutes sortes de moulages en fonte...(4)
Nel 1854, tuttavia, la legge sul libero scambio voluta da Cavour compromit à jamais une industrie nationale si importante; il mercato industriale valdostano, infatti, fu costretto all’angolo e con esso anche Julie Défey, maîtresse d’usines:(5)
il fallimento della “Società delle Ferriere dell’Alta Valle” fut la cause première de la dégringolade financière de la famille Gerbore. On dut fermer les forges et vendre les machines à des prix dérisoires.(6)
Nel frattempo, la donna aveva anche cresciuto un figlio: Pierre. Quest’ultimo, dopo gli studi universitari, era diventato avvocato; morì a Torino, loin du pays natal, il giorno di Natale del 1897, all’età di 77 anni. Era stato pretore a Morgex e a Varallo (Vercelli) e successivamente giudice di Tribunale.
L’avvocato Pierrin Gerbore era anche un talentuoso musicista. Eccelleva nel suonare il clarinetto e i concerti che teneva ad Aosta erano molto apprezzati.(7)
Il giornale valdostano che si occupò della notizia della scomparsa di Pierre ricordava come non potesse passare “inosservata la morte dell’ultimo rappresentante di una famiglia che aveva brillato con grande splendore negli annali economici dell’Alta Valle d’Aosta.(8)
Un’altra imprenditrice operava in quegli anni.
Si trattava di Mariette Gervasone, che grazie alla magnetite proveniente da Cogne produceva ghisa (1.120 tonnellate all’anno) e ferro (980 tonnellate all’anno) nei suoi due stabilimenti di Villeneuve e Aymavilles;(9)
“i poveri di Aosta ricevevano settimanalmente pane e zuppa davanti alla porta della casa della signora Gervason”.(10)
Donne. Donne, che la storia non ci racconta mai abbastanza.
(1) Lato sudest di piazza Chanoux (attuale sede Banca Carige). (2) Jacques Bonhomme, 6 gennaio 1898. (3) Si trattava di un processo di affinamento che, nello stesso focolare, in tre fasi trasformava la ghisa in acciaio naturale. (4) (...)
come fourneaux à colonne; fourneaux de cuisine du n.° 10 au n. ° 40, longs, ovales, ronds et octogones, avec ou sans marmites; marmites de toutes dimensions; fourneaux pour brûler le charbon anthracite; grilles de potager; fers à repasser et âmes pour les mêmes; enclumes pour les forgerons; balcons; engrenages pour mécaniques; pistons du ris; plaques, ornements, etc.: le tout à des prix très-discrets. (5) Feuille d’Annonces d’Aoste, 15 giugno 1843. (6) Le Mont-Blanc, 31 dicembre 1897. (7) Le Mont-Blanc, 31 dicembre 1897. (8) Jacques Bonhomme, 6 gennaio 1898. (9) Feuille d’Aoste, 24 settembre 1873. (10) Le Mont-Blanc, 25 gennaio 1895.