Fantasmi nei castelli valdostani
Nel 1956 diversi giornali francesi pubblicarono un articolo che aveva come soggetto una lista di castelli valdostani abitati da... fantasmi.
Il pezzo incuriosì molto la redazione del giornale parigino La Vallée d’Aoste
- organo degli emigrati valdostani all’estero - che lo propose anche per i suoi lettori; il “reportage” era firmato da una giornalista e scrittrice.(1)
Il foglio sottolineava che, benché il testo fosse privo di fonti, son aimable fantaisie nous amuse.
Parafrasandone i contenuti (per l’appunto privi di riferimenti bibliografici), in sostanza l’articolo si soffermava sul fatto che nei tanti manieri valdostani si sarebbero aggirate strane presenze.
Dopotutto, come sosteneva la giornalista, i fantasmi e i castelli formano una sorta di connubio che nel tempo è anche diventato un soggetto di interesse turistico.
Detto ciò, tra i manieri valdostani, tenebrosi o ridenti che siano, veniva ricordato, per esempio, quello di Saint-Pierre, soprannominato “palazzo di Biancaneve” a causa del suo aspetto un po’ fiabesco: Même ses fantômes, dit-on, sont tranquilles et n’inspirent pas trop d’effroi.
Secondo quanto affermato nell’articolo, si sarebbe trattato in generale di personaggi politici che un tempo avrebbero avuto l’abitudine di riunirsi nel maniero: ossia di diversi nobili di casa Savoia, ma anche della celebre Maschera di ferro e dell’eroico cavaliere soprannominato la Primula rossa; tutti questi, dunque, en furent, paraît-il, les hôtes.
Anche il castello di Sarre non sarebbe stato da meno. Avendo ospitato re Vittorio Emanuele II e dei tête-à-tête
tra il poeta Giosuè Carducci e la regina Margherita questi, e altri, hanteraient maintenant les grandes salles, les nuits de pleine lune.
Per cercare i fantasmi più affini alle leggende, cioè quelli che scuotono le paure e fanno venire la pelle d’oca - ossia quelli delle catene rumorose, dei lunghi corridoi, dei lenzuoli che fluttuano al vento, tanto per intenderci - ebbene, sempre secondo l’articolista, per quelli bisognava spostarsi a Fénis, a Introd e ad Issogne.
In quest’ultimo castello, infatti, si racconterebbe che durante due mesi all’anno si possono vedere errare nei corridoi il fantasma di una donna con un candelabro in mano. A tutti coloro che quella presenza incontrerebbe, con voce sepolcrale, ordinerebbe di farle la riverenza poiché lei “è la regina di Francia”; poi scomparirebbe subito attraverso le pareti e senza dire altro o spiegare la sua identità.
A Fénis, invece, si sosterrebbe che ogni anno, la notte del secondo venerdì di luglio, due spettri apparirebbero in una camera. Essi sarebbero talmente distinguibili da dirsi vivi. Si tratterebbe di una donna vestita da nutrice seduta al filatoio illuminato da una lampada e vicino ad un bimbo che piange nella sua culla. Una leggenda racconta che si tratterebbe di un piccolo principe tedesco e della sua governante folgorati la notte di un secondo venerdì di luglio durante un furioso temporale.
Presso il castello di Sarriod-de-la-Tour, invece, numerose persone avrebbero giurato di aver sentito durante la notte dei pianti e dei sospiri nei corridoi del maniero e di aver visto passare il fantasma di una meravigliosa ragazza bionda. Si tratterebbe di Hilde, figlia di un castellano di Zermatt (Vallese, Svizzera), che Raymond de Sarriod-de-la-Tour incontrò durante un viaggio. Secondo quella credenza, i due s’innamorarono e lei lo seguì in Valle d'Aosta.
Il padre di Raymond si oppose al loro matrimonio e li rinchiuse in due diverse celle del castello.
La notte Hilde cercava di parlare al fidanzato tramite una finestrella; il nobile fece tagliare la testa al figlio e rispedì la ragazza a casa sua, ma quando i soldati andarono a prenderla, nella torre s’imbatterono solo in un’ombra che annunciò loro di essere la ragazza, morta di dolore, e che a partire da quel giorno la sua anima avrebbe errato tra quei muri maledetti durante le notte di luna piena. Et il paraît que la blonde châtelaine a tenue sa promesse.
La Valle d’Aosta racconta numerosi aneddoti, storie e leggende legate ai suoi castelli, alle sue torri, alle sue caseforti, alle sue residenze nobiliari di ogni epoca.
Qualcuno ha contato tutte queste diverse strutture: circa 150.(2)
Quante storie curiose, dunque, esisteranno?
(1) La Vallée d’Aoste, 1° giugno 1956. (2) A, Zanotto, Castelli Valdostani.