I “paradisi perduti” sulle Alpi sono realmente esistiti?
Recentemente mi ha colpito una curiosa notizia.
Il 14 agosto del 2022, a 4.300 metri di altitudine, lungo la parete est del Lyskamm (catena del Monte Rosa), è stata ritrovata una marmotta mummificata.
Analizzato poi al radiocarbonio, di quell’animale è emerso che ha vissuto in quell’area tra il 4600 e il 4500 avanti Cristo.
La scoperta si rivela molto interessante, anche perché anni prima in quella zona era stato rinvenuto, più in basso, un antico suolo scoperto dai ghiacci, la cui stratificazione ha riconsegnato dati molto importanti relativamente alla storia del clima che riguarda i millenni a noi più vicini.
Il popolo Inuit chiama questo tipo di siti isolati con il nome di nunatak, ossia terre che emergono dal ghiaccio; in francese, invece, il termine è rognon; in Valle d'Aosta potrebbero essere i vari Envergneure, Invergneux...
In queste aree si sviluppano e vivono diverse forme di vita che possono sopravvivere ai rigori del gelo. A favorire la presenza di queste isole nel ghiaccio sono particolari condizioni quali la quota, l’esposizione a Sud e la protezione e il riscaldamento garantiti dai rilievi montuosi vicini. La combinazione di questi fattori ha creato specifiche condizioni microclimatiche tali da consentire la conservazione della vita e lo sviluppo dei suoli al di sopra dei ghiacci.(1)
A prescindere dal fatto che queste “isole di terra” possano essere state causate o meno dall’optimum
climatico verificatosi tra l’8000 e il 3000 avanti Cristo, resta il fatto che quella marmotta bazzicava in quelle altissime terre, aree oggi difficilmente praticabili per quella specie animale, che si spinge al massimo fino ai 3000 metri di quota.
Questi nuovi studi e ipotesi sembrerebbero richiamare alla memoria quei “paradisi perduti” di cui le leggende alpine sono ricche. Infatti, in molti racconti popolari si narra che tra le montagne ghiacciate delle Alpi si celino qua e là alcune “valli felici”, terre dal clima mite, dolce, presso cui la natura regala buoni frutti.(2)
Chissà come si sono originate tali fantasie nell’immaginario collettivo di un tempo.
La maggior parte delle narrazioni, a dire il vero, non tratta propriamente di meravigliose valli nascoste, ma di qualcosa di molto, molto, ma molto più piccolo: sul Ruitor, montagna di accadimenti meravigliosi, pare esista uno di questi brandelli di paradiso.(3)
La narrazione valdostana racconta in particolar modo di animali che dagli alti alpeggi capita che si allontanino dal gruppo prima del rientro autunnale a valle; e finiscono per perdersi.
Quando l’anno successivo i pastori risalgono all’alpeggio vengono attirati dal verso delle bestie, che ritrovano in ottima salute e ben pasciute, presso zone ancora più elevate, tra rocce e seracchi.
Come erano potuti arrivare tanto in alto? E, soprattutto, come avevano fatto a resistere durante tutto l’inverno?
L’accaduto è ancora e sempre senza risposta
(...). Alcuni pretendono che tra le nevi del Ruitor esista un posto dove il gelo non brucia mai l’erba: è la che i camosci vanno a pascolare in inverno.(4)
Esempi di questo genere si moltiplicano un po’ dappertutto nell’arco alpino.(5)
Chissà che quelle strisce di terra, viste come isole di vita o di sopravvivenza, non possano aver lasciato nell’immaginario collettivo quei “paradisi perduti” che si sono trasformati in relitti di ricordo... in leggende.
Nell'immagine: Le Dame di Challant viste da Saint-Vincent (Valle d'Aosta); foto non ritoccata.
(1) F. Soro, Un’isola di terra tra i ghiacci del Monte Rosa. Migliaia di anni fa c’era vita in alta quota
in La Stampa, 8 novembre 2022. (2) Sonovi altre leggende svizzere e tirolesi, note ancora adesso fra gli alpigiani le quali provano come essi credano che il Paradiso terrestre si trovi nell’interno delle montagne, o mostrano alcune valli spaventevoli o certi ghiacciai che furono in altri tempi Blumlisalp, o Alpi fiorite, ove prima trovavasi il celeste giardino
(...). M. Savi-Lopez, Leggende delle Alpi, p. 281. (3) A. Boccazzi-Varotto,
I racconti della stalla/le conte di baou, p. 189. (4) A. Boccazzi-Varotto,
I racconti della stalla/le conte di baou, pp. 189-190. (5) Il Grimm fa anche cenno di un paradiso degli animali che si troverebbe fra le rupi inaccessibili e le nevi del Mattenberg. In quel sito vedesi un circuito in mezzo al quale si trovano bellissimi camosci e stambecchi, con molti animali meravigliosi. Ogni venti anni, secondo la leggenda, è permesso ad un uomo di penetrare in quella regione, ove può uccidere venti camosci.
M. Savi-Lopez, Leggende delle Alpi, p. 286.