Il caso del casello n. 88 di Aosta...
Quella domenica d’inizio estate del 1910 si presentava come una bella giornata soleggiata.
Jean-Vincent Tasso, vescovo di Aosta (1908-1919), guidava saldamente la processione che era partita dalla Cattedrale e che stava dirigendosi a sud della città.
Con lui una fiumana di persone che, avvolta nei canti e nelle musiche, seguiva, portato da quattro giovani, una sorta di trono formato da una elegante composizione di piante e di fiori al centro del quale svettava la Croix de Mission.
Era presente tutto il clero locale. Tra i tanti spiccavano le confraternite della parrocchia di San Lorenzo (al cui curato andava l’organizzazione dell’iniziativa)(1)
e le rappresentanze del Grande e del Piccolo Seminario; in quelle fila, anche i numerosi gruppi delle scuole della città e la fanfara del Borgo di Sant’Orso.
Dopo aver attraversato la nouvelle avenue de la gare
(oggi avenue du Conseil des Commis), la processione giunse finalmente al suo punto di arrivo. Il gruppo si fermò proprio nelle vicinanze della stazione ferroviaria di Aosta, più precisamente nei pressi del casello n. 88 (attuale punto di incrocio tra le vie Paravera e Carrel).
Qui era già stata posata una specie di colonna di base in pietra, sulla quale fu subito innalzata la Croce della Missione.
Alla posa seguirono la benedizione, il bacio di ogni ecclesiastico ai piedi di quel segno di Redenzione e, infine, un breve discorso di Monsignor Tasso.
Come asseriva un corrispondente di allora, la croce semble bénir les partants et les arrivants(2)
che fruivano della linea ferrata Aosta-Ivrea.
Il vescovo tenne a precisare a tutti che coloro che, passando vicino a quel monumento, avessero fatto il segno della Croce avrebbero ottenuto cinquanta giorni d’Indulgenza.
Apriti cielo!! Era proprio il caso di dire...
Infatti, il giornale Le Mont-Blanc,(3)
anticlericale, si scagliò subito contro quella questione: “Sarà uno spettacolo esilarante piazzarsi presso quel monumento per vedere passare su e giù i treni con i loro viaggiatori che dai finestrini si segneranno per acchiappare al volo 50 giorni di perdono.”
Quindi, affondando ulteriormente la fredda lama della sua ironia, il foglio aggiunse: "Speriamo che il vescovo inviti il Club Alpino Italiano e l’associazione per il movimento degli stranieri a dare la più ampia pubblicità a tale indulgenza al fine che ogni viaggiatore, partendo, d’Aosta, non dimentichi di incidere sul suo bastone da escursionismo i giorni ottenuti"...
Il giornale cattolico che aveva dato la notizia dell’evento, cioè Le Duché d’Aoste, non raccolse la polemica. Solo qualche tempo dopo, in un articolo concernente la Croce nella storia, concluse con alcuni versi tratti da una poesia pubblicata da un giornale canadese, La Tribune
del 1° giugno 1900:(4)
Saluez la Croix
La croix domine la campagne,
Les cités et les hautes tours,
On la plante sur la montagne,
On l’interroge aux carefours;
C’est elle qui, sous son ombrage,
Gardera votre nuit sans fin.
Si vous passez par le village,
Saluez la croix du chemin.
(1) Et maintenant, nous devons un bravo au zélé Curé de Saint-Laurent et nous envoyons un salut du coeur aux quatre bons Missionnaires qui ont travaillé avec tant de dévouement au salut de nos âmes.
Le Duché d’Aoste, 15 giugno 1910. (2) Le Duché d’Aoste, 15 giugno 1910. (3) Le Mont-Blanc, 17 giugno 1910. (4) Le Duché d’Aoste, 20 agosto 1913.