Il misterioso osservatorio in cima al Mont-Emilius

Idea di un osservatorio sul Mont-Emilius: L’Illustration Européenne, 17 ottobre 1885.

Il misterioso osservatorio sul Mont-Emilius


Ci sono storie così paradossali che fanno fatica a trovare credibilità, dove la linea tra la realtà e la fantasticheria si sfuma. Ecco una di queste, dai contorni stravaganti, che coinvolse il cuore geografico e religioso della Valle d’Aosta.


“C’era una volta in Valle d’Aosta,” così cominciò un articolo di un giornale francese nel 1879, “un modesto prete della congregazione dei Maristi che sognava di farsi notare attraverso un’impresa straordinaria. Questo prete era l’abbé François-Marie Perrier, insegnante di matematica al collège di Aosta.”(1)

La città è dominata dal Mont-Emilius (3.559 m), dalla cui cima si possono ammirare panorami mozzafiato. 

Fu proprio qui, nel 1871, che l’abbé Perrier, durante un’escursione, concepì un ambizioso progetto: costruire un grande osservatorio sulla vetta.

L’obiettivo di questo monumento era celebrare il nuovo dogma dell’Immacolata Concezione, e doveva principalmente consistere in una struttura mobile sormontata dalla statua della Vergine Immacolata: le plus haut sanctuaire du monde où la mère de Dieu reçoive un culte.(2)


Tuttavia, il reverendo Perrier non aveva a disposizione altro che il suo modesto stipendio di insegnante, e sembrava che il Mont-Emilius non suscitasse molto interesse nella comunità scientifica. Anzi, nel 1876, la Sociéte de géographie de Paris, nel commentare il progetto valdostano di costruire un osservatorio dans les Apennins (sperando che l’errore geografico sia dovuto alla sola penna del giornalista...), reagì con sarcasmo. 

Gli associati, e non solo loro,(3) nutrivano dubbi sulle scelte progettuali, come l’idea di una cappella meccanica in grado di girare su se stessa e, magari, dello spazio riservato alla pyrotechnie;(4) les organisateurs ont, en outre, l’idée de se servir, comme ascenseur d’un ballon captif mobile le long d’un cable incliné. Cette combinaison chimérique a excité une grande hilarité de la part de l’assemblée.(5) In realtà, nella relazione citata, non viene descritta nessuna opera del genere. Forse c’è stata una confusione sulla possibilità di creare una linea telegrafica e sulle critiche espresse da Perrier riguardo all’uso di aerostati per misurare correttamente la temperatura dell’aria a grandi altitudini.


Quindi, il religioso decise di rivolgersi direttamente ai fedeli per finanziare il progetto di cui si era messo a capo come referente. Organizzò una rete di comitati di sottoscrizione in Belgio, Francia, Spagna e Italia e inviò prospetti dans toutes les paroisses du monde(6) per raccogliere fondi.(7) Chi donava almeno 25 centesimi a questa souscription universelle poteva ottenere un’immaginetta del Papa o una copia della pubblicazione Petite Apologique.(8) 


Successivamente, Perrier offrì il Mont-Emilius a papa Pio IX che, sebbene lusingato, ridonò la montagna all’Association Catholique Valdôtaine de Notre-Dame du Mont-Pie di Aosta, appositamente costituita all’uopo per guidare quel progetto grandioso.(9) 

Secondo alcuni giornali, sarebbe stato addirittura il gesuita e astronomo padre Angelo Secchi (1818-1878) a patrocinare l’operazione: c’est à son initiative personnelle que sont dues la construction de l’Observatoire du mont Pie IX et l’Association des spectroscopistes italiens.(10) 


Le donazioni iniziarono ad affluire rapidamente, con particolare entusiasmo nelle Fiandre, dove il signor Augustin Boisleux, ex revisore delle imposte, raccolse generose somme tra Mouscron (in Belgio, al confine tra Fiandre e Vallonia) e la vicina Turcoing (vicino a Roubaix, in Francia).


L’abbé Perrier, incoraggiato dai primi successi, si rivolse a un modesto serraturiere e gli affidò la costruzione dell’armatura in ferro della cappella astronomica. Michaut, un uomo semplice e devoto, sembrava quasi traboccare di gioia, poiché pensava di associare il suo nome all’opera più sacra di quel secolo. Michaut lavorò diligentemente sotto l’occhio attento ed esigente di Perrier, e sembrava che tutto procedesse per il meglio. Un giornale, infatti, sosteneva che l’opera del Mont Pie IX, continue sa marche lente et sûre.(11)


La Campana di San Pietro del 27 novembre 1875, ad esempio, riportava che il comitato romano per la realizzazione del monumento aveva già raccolto 508 lire. Nel frattempo, a Parigi, apparivano articoli interessanti sulla Valle d’Aosta, e non a caso erano il risultato della plume élégante de M. l’abbé Perrier.(12)

L’anno precedente, il religioso aveva fatto pubblicare a Bourges, in Francia, il volumetto intitolato L’étoile du progrès sur le Mont Pie IX; al 1874 risale anche L’oeuvre du Mont Pie, che fu pubblicata a Parigi per raccogliere una serie di articoli sull’argomento apparsi in diversi giornali cattolici. Al 1875 risale, invece, una sua dettagliata relazione sull’osservatorio del Mont-Pie che fu pubblicata sul Bulletin de la Société de Géographie.(13) 


Intanto, lo scultore Jean-Marie Bonnassieux (1810-1892) - auteur de la statue colossale de “Notre-Dame de France”, au Puy-en-Velay(14) - ricevette l’incarico di realizzare la grande statua dell’Immacolata da collocare in cima alla cupola. La Santa sede concesse la benedizione apostolica all’opera, e fu il protonotario apostolico Carlo Nocella, Segretario di Sua Santità, a comunicare la notizia a Perrier con una lettera datata a Roma il 23 ottobre 1875, in risposta di una richiesta dell’abbé.(15)


Torniamo idealmente nel laboratorio dell’artigiano, inizialmente, Michaut si accontentò di alcuni acconti per il suo lavoro, ma presto cominciò a preoccuparsi. Chiese il pagamento completo, ma l’abbé Perrier gli rispose che ciò avrebbe messo in difficoltà economica l’intero progetto. 


Così, il 30 novembre 1877, Michaut si rivolse al vescovado di Aosta, che pubblicamente sembrava essere il promotore principale del progetto. Nella sua lettera, Michaut espresse le sue preoccupazioni riguardo al pagamento del suo lavoro e al debito che Perrier aveva con lui, ammontante a circa 5-6.000 franchi. Affermò che il sacerdote continuava a promettere il saldo, ma che fino a quel momento non aveva ancora ricevuto alcun pagamento. 


Michaut, perduta la fiducia in Perrier, chiese il pagamento che gli spettava. Nel caso in cui la situazione non fosse stata risolta, minacciò di rivolgersi al procuratore della Repubblica per avviare un’indagine sulle numerose sottoscrizioni fatte a nome del Pontefice.(16) 


Da Aosta fu risposto che Perrier era un uomo santo al quale bisognava concedere un po’ di respiro. Il capitolo non poteva intervenire a favore dei creditori dell’opera poiché il pays (ossia la Valle d’Aosta) era povero e loro stavano dedicando le poche risorse per far tracciare un sentiero sulle pendici della montagna consacrata. Michaut replicò esprimendo i suoi sospetti. 


L’8 settembre 1877 scrisse: “Non posso più fidarmi del signor Perrier; mi ha mentito troppe volte. Inoltre, sta trascurando l’opera di cui è il promotore; si è immischiato a Parigi in una serie di questioni che non lo riguardano, trasformando il suo ufficio in un’agenzia di ogni tipo... Ecco perché, Monsignore, i sottoscrittori non possono vedere le loro offerte utilizzate per saldare debiti che non hanno nulla a che fare con il progetto originario.” 


Da quel momento, Aosta non fornì ulteriori risposte.


Tempo prima, L’Indépendant, l’organo della curia vescovile valdostana, aveva precisato che non era necessario chiedere alla redazione del giornale informazioni sulle sottoscrizioni. Il periodico non aveva mai sostenuto l’opera direttamente, ma si era limitato a informare i lettori basandosi, croyons-nous, à des bonnes sources. Inoltre, era stato assicurato che le somme raccolte in Valle d’Aosta erano custodite in mani sicure; elles sont déposées à la chancellerie épiscopale.(17)


Le accuse sollevate da qualcuno erano forti. L’Echo du Val d’Aoste del 3 settembre 1875, in prima pagina criticava l’operato di Perrier e si chiedeva: l’argent arrive à profusion: mais qui sait ou il va?.

E, più tardi, continuando la sua inchiesta sulla faccenda, si domandava: et Monseigneur que fait-il dans cette circonstance? Nous avons sollicité ses organes pour savoir s’il était complice ou dupe dans l’affaIre Perrier-Mont-Emilius-bigotesque-souscription, et ils ne nous ont répondu que par le silence, triste raison.(18)


Di conseguenza, Michaut rivolse una richiesta ancor più pressante a Sua Eccellenza. La risposta del vescovo(19) fu che l’ortografia della richiesta era così insolita da farlo pensare, per un istante, che si trattasse di uno scherzo. Michaut replicò, sottolineando che non si dovrebbero giudicare le persone in base alla loro ortografia. Non era affatto caritatevole da parte del vescovado, che patrocinava l’opera, deridere e non pagare. Certamente, sarebbe stato preferibile rispondere a una semplice domanda: l’abate aveva ricevuto 48.000 franchi dal signor Boisleux. Che fine aveva fatto quella somma? Secondo un giornale dell’epoca, ad Aosta cominciarono a preoccuparsi per il possibile fallimento di quell’honnête ouvrier, e alla fine diedero torto a Perrier.(20)

Tuttavia, l’imprenditore lasciò perdere la via valdostana e decise di bussare alla porta dell’arcivescovo di Parigi. Lì non ottenne alcun riconoscimento, anche se Michaux ebbe l’impressione che il clero parigino seguisse con preoccupazione le imprese di Perrier.


Michaut, ormai esausto, si rivolse infine al procuratore della Repubblica, il quale avviò un’inchiesta. Fu stabilito che l’abbé aveva agito in buona fede e che l’opera del Monte Pie IX aveva effettivamente avuto inizio. L’imprenditore poteva quindi incolpare solo se stesso di essersi fidato troppo del suo debitore.


La magistratura si occupò, quindi, di regolare il conto di Michaut. L’avvocato Mennesson, agendo a nome di Perrier, sostenne che il conto dovesse essere notevolmente ridotto. Ma l’avvocato Debacq, difensore di Michaut, s’est vengé en racontant les projets des maristes et les mésaventures de l’entrepreneur.

In sostanza, il credito di Michaut ammontava a 8.000 franchi, ma tribunale condannò Perrier a risarcirne 4.900. 


Un’ulteriore amarezza colpì tutti nel 1878. L’Echo du Val d’Aoste del 29 agosto pubblicò la missiva di un certo G. C. che aveva avuto modo di leggere sulla Lanterne del 19 dello stesso mese una notizia sconvolgente.(21)

Dall’articolo si apprese che il giudice d’istruzione Paul Jolly aveva emesso un mandato di cattura contro Perrier, che fu arrestato il 18 agosto 1878 à l’un de ses domiciles rue Verneuil.

Ce prêtre - continuava l’articolo - etait le promoteur d’une souscription, ouverte depuis longtemps, pour ériger un monument à la Vierge, sur le mont Pie IX, près d’Aoste (Italie). Il a encaissé des sommes considérables dont la plus grande partie a servi à ses besoins particullers, et ses besoins étaient nombreux car dans un de ses domiciles où il n’est jamais entré en soutane, on menait joyeuse vie. Certaine femme surtout ne cessait de puiser dans la caisse, non pas pour les pauvres, mais “pour l’enfant”.

L’uomo fu quindi tradotto nel carcere parigino di Mazas.


A quanto pare, l’arresto fu il risultato di una denuncia presentata dall’arcivescovado di Parigi per l’uso illegittimo dell’abito talare. Comunque sia, nonostante varie spiegazioni, sembra che la questione non andò molto oltre.(22) La Justice del 16 gennaio 1882 riferì che Perrier prêtre interdit, était poursuirvi il y a quelque temps, pour port illégal de costume ecclésiastique. On sait toutefois qu’il s’en est tiré à bon compte


Per quanto riguarda Michaut, la sua situazione non subì variazioni. Un ulteriore ricorso contro i suoi debitori portò la giustizia francese, nel 1882, a confermare quanto già espresso in precedenza.


Per ciò che concerne Perrier, di cui si conosce poco, risulta da chiarire fino in fondo la sua posizione. Anni di impegno in un progetto monumentale, incontri, articoli, pubblicazioni... Ma anche momenti dai contorno poco definiti che non facilitano la comprensione della sua posizione riguardo all’intera faccenda che, al di là delle accuse non circostanziate di qualcuno, non portò la magitratura a procedere oltre.


La vicenda, comunque sia, si concluse più o meno in questo modo, gettando imbarazzo, ambiguità e silenzio su molte persone - alcune delle quali citate anche in questo racconto - che si erano onestamente impegnate per una grande idea.


La cima del Mont-Emilius, che continuò a chiamarsi così e non Mont-Pie, rimase l’unica cosa, insieme alla Vergine, a essere rimasta immacolata in tutta questa intricata vicenda.


Restano, tra le tante parole spese su questa storia, quelle affatto profetiche del giornale valdostano L’Indépendant del 21 ottobre 1875: Le monument élevé sur le Mont Pie racontera donc, nous l’espérons au moins, aux générations futures la dévotion du monde entier, des valdôtains en particulier à la Vierge Immaculée, et la montagne sur laquelle il sera assis gordera définitivement, malgré de mesquines jalousies, le nom du pontife Auguste auquel il est dédié.






(1) Le XIXe siècle, journal quotidien politique et littéraire, 24 dicembre 1879. Il barnabita era nato nel 1857 ad Allex (comune posto nei pressi di Valenza, dipartimento della Drôme). Nel 1868 fu ordinato sacerdote ad Aosta. In città fu anche professore presso il cours supérieur de professionnelle 1864, d’humanilé 1865, de science naturelle au lycée 1867, d’humanité 1868. P.-E. Duc, Le clergé d’Aoste de 1800 à 1870, p. 142. (2) L’Indépendant, 18 novembre 1875. (3) Il 18 aprile 1874, il giornale valdostano L’Echo du Val d’Aoste lamentava il fatto che il professor Perrier, che era appena partito per Parigi, aveva denunciato due volte il giornale in merito a “certains articles qui le concernaient” e che la redazione aspettava qualche spiegazione a quel brusque départ e su quelle denunce. (4) Bulletin de la Société de Géographie, Tomo X, serie 6a, pp. 636-637. (5) Le Dauphiné, 21 maggio 1876. (6) L’Indépendant, 27 febbraio 1873. (7) Le Rappel, 9 gennaio 1882. (8) La Justice, 16 gennaio 1882. (9) https://www.caniggia.eu/quando-fu-regalata-una-montagna-al-papa (10) Journal de Villefranche, 2 marzo 1878. (11) L’Indépendant, 18 novembre 1875. (12) L’Indépendant, 9 dicembre 1875. (13) Tomo X, serie 6a. pp. 632-641. (14) L’Indépendant, 18 novembre 1875. (15) La Semaine religieuse du diocèse d’Alby, 6 novembre 1875, p. 43. (16) (...) par M. Perrier: rue de Verneuil, 11, Caretta à Turin, rue du Pô, n. 7, d’où relève cette succursale; celle de Rome, Naples et Venise; 2e succursale franco-belge à Tourcoing, pour la France, pour la Belgique à Mouscron, chez M. Augustin Boisleux; pour l’Espagne chez M. Escala, directeur de l’Académie Mariana. (De cette succursale relève celles des Philippines, de l’Amérique du Sud et du Centre, et du Mexique, ainsi que celles des Indes et d’Afrique). Les autres, d’Angleterre et d’Allemagne, de Syrie et de l’Amérique du Nord, relèvent de la succursale de Paris. Le XIXe siècle, journal quotidien politique et littéraire, 24 dicembre 1879. (17) L’Indépendant, 21 ottobre 1875. (18) L’Echo du Val d’Aoste, 24 settembre 1875. (19) Secondo Le Rappel del 9 gennaio 1882 fu il canonico Beuchot ad occuparsi di quella corrispondenza. (20) Le Rappel del 9 gennaio 1882. (21) L’Echo du Val d’Aoste, 29 agosto 1878. (22) Le Temps, 15 gennaio 1882.

Share by: