Il piccolo cannoniere di Aymavilles
Dal titolo si potrebbe credere di stare per leggere una storia di guerra, invece non è così; a meno che per “guerra” non s’intenda la lotta tesa a sopravvivere contro tutto ciò che la vita talvolta può riservare di negativo.
Comunque sia, la vicenda - drammatica e commovente - fu raccontata dal cavaliere Antoine Farinet al giornale valdostano Le Mont-Blanc, foglio che la pubblicò nell’edizione del 20 aprile 1894.(1)
Il racconto è incentrato su di un passato non tanto lontano, cioè quando per guadagnarsi il pane molti giovanissimi valdostani erano costretti a emigrare in Francia, in Svizzera, in Belgio e nel vicino Piemonte. In quelle aree svolgevano il lavoro di ramoneur, cioè di spazzacamino. Era quanto accadeva tra il XVIII secolo e fino al periodo posto tra le due guerre mondiali.
Bimbi - di cinque, sei, sette anni e più - che a causa delle condizioni di estrema povertà delle loro famiglie venivano affidati da queste a uomini di mestiere in qualità di aiutanti. Con costoro, i giovani giravano in lungo e in largo le varie contrade a lavorare tra mille camini e le loro canne fumarie; sicuramente un modo come un altro per guadagnare qualche soldo e per alleggerire il numero di bocche da sfamare del loro nucleo famigliare...
A molti di quei giovanissimi, alcune volte capitava, però, di finire nelle grinfie di cattivi maestri il cui obiettivo era solo quello di sfruttarli, quasi schiavizzarli; altri datori di lavoro - fortunatamente la stragrande maggioranza - non erano, invece, così sans coeur et sans entrailles; tantomeno cattivi da arrivare addirittura a fare un véritable marché de ces pauvres petits.
Fu così che un piccolo valdostano, Prosper Charrère di Aymavilles di 7 anni, rimasto senza la mamma, con il papà indigente e la casa distrutta da un incendio, dovette arrangiarsi.
In quel frangente drammatico fu raccolto da uno spazzacamino che lo sollevò dal controllo diretto del padre e nel novembre del 1893 lo condusse presso Foug - villaggio francese posto nei dintorni della città di Toul (Meurthe e Mosella) presso cui lo sfruttò fino allo sfinimento.
Qualche tempo dopo, infatti, il piccolo Prosper fu abbandonato per le strade della città, quasi morto di fame, coperto di stracci e con le piaghe ai piedi.
Lo trovarono in quelle condizioni il Capitano David - un francese, comandante della 9a batteria dell’8° Reggimento di artiglieria di stanza a Toul - e i suoi uomini.
Fu ricoverato presso l’infermeria di quel Corpo militare dal 15 dicembre 1893 alla fine di marzo del 1894 cosa che gli permise, tra l’altro, di guarire anche da una bronchite acuta.
Rimesso in piedi ed in salute, il giovane fu vestito di tutto punto con una divisa dell’artiglieria francese e cominciò a vivere per qualche tempo “da soldato” tra i suoi amici commilitoni, gli stessi che gli avevano dimostrato grande affetto fin da subito.
Il suo “ex padrone”, che nel frattempo aveva saputo che il bimbo era tornato in salute, si era fatto vivo reclamandolo. David segnalò la questione al Procuratore della Repubblica il quale intimò al valdostano di versare 30 franchi utili a pagare parte del viaggio di ritorno in Valle d’Aosta del piccolo. Il resto del costo fu coperto grazie ad una colletta organizzata tra i militari. Ulteriori fondi furono raccolti tra questi ultimi e altri numerosi benefattori: somma poi inviata al padre di Prosper.
Prima del lungo viaggio di ritorno in treno, six de ses plus fidèles protecteurs e amis voulant conserver de Prosper un souvenir impérissable se firent photographier avec l’enfant au milieu d’eux.(2)
La generosità del capitano David - e di sua moglie - non si fermò così. L’ufficiale francese, infatti, di tanto in tanto inviava delle somme di denaro al papà di quel povero giovane; aveva anche scritto al parroco di Aymavilles per assicurarsi se il signor Charrère era in grado di assicurare al figlio ses moyens d’existence et la façon d’élever le jeune Prosper que je viens de lui renvoyer.(3)
Il capitano si era affezionato molto a quel piccolo spazzacamino, seul, si loin des siens, et il l’a soigné comme l’aurait fait la plus tendre mère.(4)
Nello stesso periodo rientrava a Porossan un altro piccolo spazzacamino.
Anche questo giovane aveva subito maltrattamenti dal suo datore di lavoro.
Per fortuna, fu rimpatriato dal Belgio grazie all’interessamento del Console italiano.(5)
La stampa valdostana non poteva far altro che invitare quelle famiglie che decidevano di affidare i loro figli a chi aveva la possibilità d’insegnare loro un mestiere a dover “au moins” s’informer de temps en temps de leurs enfants, et ne pas les confier à des maîtres qui son complètement dépourvus de tout sentiment d’humanité.(6)
(1) La storia è raccontata anche su Le Ramoneur, 1895, pp. 79-84. (2)
Le Ramoneur, 1895, p. 83. (3)
Le Duché d’Aoste, 23 maggio 1894. (4)
Le Mont-Blanc, 17 agosto 1894. (5)
Le Mont-Blanc, 4 maggio 1894. (6)
Le Mont-Blanc, 4 maggio 1894.
Immagine di copertina: Le Ramoneur, 1907, copertina.