Il telefono... “stereo”? Un’invenzione valdostana
A partire da giugno del 1865, cioè non appena Innocenzo Manzetti presentò pubblicamente ad Aosta il suo telefono, i giornali di tutto il mondo descrissero la sensazionale scoperta secondo la quale si era finalmente giunti alla trasmissione della voce per via elettrica.
In Italia, purtroppo, la notizia non fu presa molto sul serio da alcuni giornali che la derisero; fu descritta addirittura come un oggetto frivolo ad uso esclusivo degli innamorati per coccolarsi con sdolcinature. Il Ministro della Pubblica Istruzione, non da meno critico, osteggiò l’apparecchio per ben altri motivi: ragioni di Stato; nel telefono vedeva uno strumento pericoloso che, a differenza del telegrafo in uso, sfuggiva ad ogni tipo di controllo poiché non aveva nessun tipo di filtro tra emittente e ricevente.
In Francia, al contrario, qualcuno aveva una visione diversa: Un monsieur Manzetti vient, paraît-il, de trouver le moyen de transmettre le son par la télégraphie. A la bonne heure, voilà un progrès.
Si trattava del foglio parigino Le Tintamarre
del 13 agosto 1865, periodico di industria, arte, critica e satira a cui collaboravano giornalisti, commediografi e scrittori come Charles Baudelaire; periodico che propose una visione interessante dell’utilizzo della nuova invenzione fatta ad Aosta.
Per l’articolista - forse il letterato Léon-Charles Bienvenu (1835-1910) -, infatti, il telefono di Manzetti avrebbe potuto essere collocato all’interno di una grande sala presso la quale potevano convergere i fili telegrafici provenienti da tutta la Francia.
In diretta e in tutto l’impero, si potevano così udire le opere musicali più famose dell’epoca (come La ballade d’Adamastor, T’en auras pas l’étrenne, Les variations de Rosine
interpretate dalle più note personalità della canzone francese. Dal giornale erano, infatti, citate tra le altre come possibili interpreti, Adelina Patti, Elise Faure e Thérésa (ossia la celebre Eugénie Emma Valladon (1837-1913), ritratta in un celebre quadro di Dégas).
Un altro interessante uso che veniva proposto dalle colonne de Le Tintamarre
è quello legato ad altre attività di carattere culturale (incontri, conferenze, musica...), iniziative che potevano essere organizzate lungo l’elegante rue de la Paix di Parigi, come già venivano organizzate (non in stereofonia come prospettato, ovviamente) aux concerts
del drammaturgo Charles Besselièvre (1830-1894) ai Champs-Élysées e a quelli dello stesso Le Tintamarre. Un gusto da Belle Époque...
Tre giorni prima, su un giornale stampato a Firenze, con un certo disfattismo, veniva scritto così:
“Ci annunciano, anzi ci assicurano, che un saggio e ingegnoso inventore ha approntato un nuovo apparecchio telegrafico che non solo trasmetterà la scrittura, ma che riuscirà anche a trasmettere il suono della voce con tutte le più delicate variazioni e le inflessioni più diverse. La telegrafia, se necessario, grasseyera, zézayera, mosillera, bégayera, e tutto ciò raggiungendo distanze considerevoli. (...) Grazie a tale scoperta l’universo intero diventerà un vasto salone di conversazione dove si potrà scambiare ogni cosa; alcuni piangeranno, altri rideranno; taluni predicheranno, altri canteranno, talaltri declameranno delle tragedie o mormoreranno dei sonetti. Ora, ci saranno persone che si “capiranno”? Voglio crederlo, ma Dio mi guardi bene dal dare una risposta.”(1)
Perché? Perché? In Italia tante volte ci si comporta così sottovalutando le numerose potenzialità?
(1) L’Italie, 10 agosto 1865.
Foto di copertina: Eugénie Emma Valadon rappresentata in un’opera di Edgar Degas. By Edgar Degas - The Yorck Project (2002) 10.000 Meisterwerke der Malerei (DVD-ROM), distributed by DIRECTMEDIA Publishing GmbH. ISBN: 3936122202., Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=150077