Il XX settembre in Valle d’Aosta
Un tempo l’Italia celebrava il 20 settembre come festa nazionale, ciò in ricordo della Presa di Roma avvenuta nel 1870. La proposta di rammentare in maniera ufficiale tale avvenimento fu presentata più volte da diversi parlamentari, ma fu accolta dal Re solo nel 1895 il quale promulgò quella data come
giorno festivo per gli effetti civili; festa che fu poi soppressa da Mussolini nel 1930.
Fin da subito la data del 20 settembre non fu una ricorrenza molto sentita dalla popolazione.
Il cattolicesimo, in primis, non la vedeva di buon occhio e questo comportò continui contrasti soprattutto con il mondo socialista. Incomprensioni, tra l’altro, nate ancora prima dell’ufficializzazione della festa stessa.
E’ il caso, per esempio, dei fatti accaduti a Fénis nel 1890.
In occasione della festa patronale di Saint-Maurice (22 settembre) qualcuno aveva cercato di approfittarne in quei giorni facendo propaganda politica, ma qualcun altro ebbe modo di esprimere pubblicamente che la “popolazione di Fénis conosce i suoi amici”; à l’imitation des ancêtres, elle honore saint Maurice, le protecteur de nos anciens Etats; mais elle ne connait guère Garibaldi, Mazzini, Cavour et autres sires qui nous sont venus avec le surcroit des impots.(1)
Non fu molto diverso quanto accaduto in quel Châtillon dove certuni fecero sparire le locandine - in italiano e con frasi piene di rettorica brecciaiola
- che annunciavano una conferenza politica che doveva svolgersi ad Aosta. Le sostituirono con altre - in francese - su cui era scritto a lettere maiuscole: Vive le pouvoir temporel des Papes; quel giorno, poi, in paese furono in molti ad essere svegliati da canti séditieux
quali: Vive le Pape Roi italien!(2)
Nel 1894 il giornale Le Duché d’Aoste
(organo del vescovado), trattando del ricordo del 20 settembre, ebbe modo di dichiarare: A Aoste, dans la matinée, on a vu flotter cinq ou six drapeaux au fenêtres des bureaux publics. Tous ébahis nos bons campagnards se demandaient: Mais quelle fête se rencontre donc aujourd’hui, un samedi? Personne ne le savait. Est survenu un secrétaire communal des campagnes, qui leur dit: Ne le savez-vous donc pas? C’est la fête du 20 septembre! La fête des impots, de la misère et de la domination maçonnique! Tableau.(3)
Nel 1904 ad Aosta si verificò addirittura un petit incident. Secondo alcuni commentatori, il Municipio - che non poteva certo sottrarsi dall’esporre pubblicamente la bandiera italiana - fece piazzare (con poco entusiasmo) sul balcone dell’Hôtel de Ville un vieux et usé drapeau de coton qui flottait tristement et semblant regretter son vieux coin de repos d’où il avait été exhumé pour la circonstance.(4)
Dunque, niente musica, né celebrazioni quel giorno...
La sera, però, numerosi giovani percorsero le vie reclamando la musica e la festa al grido di Viva Roma, capitale d’Italia, viva il XX settembre, abbasso il potere temporale!
Altri contrasti, molto vivaci, si produssero negli anni successivi; contrapposizioni che videro impegnate le parti politiche nel dare o meno importanza a quel XX settembre 1870.
Tutto, in buona parte, sempre alle spalle della gente comune. Popolazione che la stessa cronaca giornalistica non mancava di descriverla impegnata in quei giorni nelle fondamentali operazioni legate alla vendemmia o alla discesa delle mandrie dagli alpeggi oppure alla raccolta delle patate.
Persone, dunque, meno “attente” a quelle questioni di storia patria che, per quanto importanti, non davano certo loro da mangiare, né erano così al di sopra di tutto da far interrompere il lavoro che l’inizio d’autunno imponeva...
(1) Feuille d’Aoste, 1° ottobre 1890. (2) Feuille d’Aoste, 24 settembre 1890. (3) Le Duché d’Aoste, 26 settembre 1894. (4) L’Union Valdôtaine, 23 settembre 1904.