La prima pubblicità della Valle d’Aosta
Il 1897
è certamente una data importante per il turismo valdostano.
A quell’epoca, infatti, risale l’attività di un benemerito e zelante “Comitato esecutivo per la réclame”(1)
che aveva come obiettivo quello di far conoscere la Valle d’Aosta
in Italia e all’estero.(2)
Sostanzialmente, il progetto era quello di far realizzare dei manifesti di grande formato da affiggere presso le maggiori stazioni ferroviarie europee: i cartelloni avrebbero dovuto presentare le immagini - prima dipinte e poi litografate - dei più ammirati paesaggi della Valle, a cominciare da Aosta.(3)
Contemporaneamente, l’idea era anche quella di confezionare qualche articolo chic
che potesse apparire tra le pagine dei maggiori quotidiani al fine di richiamare maggiormente l’attenzione del pubblico.
Inizialmente, però, la pubblicità avrebbe dato spazio solo ai comuni di Aosta, Pré-Saint-Didier, La Thuile e Courmayeur, giacché gli altri territori (tutti orientali), cioè Châtillon, Valtournenche e Gressoney non raggiunsero neppure un numero sufficiente di sottoscrittori necessari al pagamento dell’operazione; Saint-Vincent, poi, non rispose nemmeno all’appello: questo è sconsolante!
- concludeva il giornale che si era occupato dell’argomento.
Comunque sia, quest’ultimo era preoccupato soprattutto per la visibilità di Aosta.
In effetti, considerava la città come zona di transito e non di vacanza se non si cercava di trattenere qui il forestiero facendogli gradito tra noi il soggiorno con tutti quei mezzi che sono a nostra disposizione.
Per fare ciò, però, il foglio suggeriva di procedere a un sostanziale miglioramento del capoluogo, iniziando con il far mantenere pulite le vie e le case (da cui si sprigiona un “lezzo”, per chi non vi è abituato, che certo non è profumo di rosa).(4)
Le altre migliorie auspicate - che non erano prettamente di carattere urbanistico - invocavano un “repulisti” in tutta regola; interventi che andavano dalla necessità di allontanare i mendicanti provenienti da ogni dove, fino a quella di proibire la presenza di luride cocottes che ingombrano le vie.
Ogni albergo, poi, avrebbe dovuto esporre all’interno dei suoi locali un bel pannello bilingue (francese e italiano) con raccontati i maggiori monumenti di Aosta, le passeggiate in città e le vicine mete ascensionistiche.
Veniva, inoltre proposto di non far coincidere le partenze delle vetture periodiche per l’Alta Valle con l’arrivo dei treni, onde lasciare la possibilità al viaggiatore di fermarsi qualche ora in città.
In Aosta, infine, sarebbe stato necessario organizzare qualche festa, coinvolgere la Banda musicale nell’organizzazione di concerti in piazza e aprire un buon Stabilimento di bagni.
In conclusione, l’articolo sottolineava come, per esempio, la Svizzera fosse visitata ogni anno da milioni di turisti grazie anche alla réclame
e che per tale regione si doveva fare lo stesso per la Valle d’Aosta, all'epoca purtroppo sconosciuta ai più.
Poiché allora l’Amministrazione pubblica non provvedeva a tale tipo di spese pubblicitarie, fu invocata una sorta di chiamata a tutti gli interessati: nè si creda che solo gli Albergatori, i proprietarii di Bagni e di Fonti abbiano un utile, ma ancora ne hanno i proprietarii di vetture, di stanze arredate, i caffettieri, i pristinai, le guide ecc, ecc.; quindi tutti dovrebbero concorrere nella spesa della “réclame” quelli che ne hanno un utile e far si che essa riesca estesa, ben fatta, efficace.
Senza denari nulla si può fare, con poco si fa poco, perciò chi non diede ancora la sua quota, paghi, che la sottoscrizione è ancora aperta.
Nulla di nuovo, insomma. Come diceva Cicerone nelle Filippiche: primum nervus belli pecunia
(est) - “il nervo della guerra è prima di tutto il denaro” -, trasformato poi nel più moderno c’est l’argent qui fait la guerre...
(1) Il sodalizio era presieduto dal cavaliere e avvocato Darbelley. Alla guida vi erano, inoltre, i signori G. Guerraz (segretario), Venanzio Jaccod (tesoriere), Paolo Lanier, D. Casalegno e Luigi Mensio. (2) L’Alpino, 28 maggio 1897. (3) L’Alpino, 14 maggio 1897. (4) (...) proibendo con pene severe ed impedendo con una buona e rigorosa sorveglianza che non si gettino immondizie nei rigagnoli che attraversano la città, anzi togliendovi addirittura I’acqua di giorno; chè a dir il vero queIl’acqua che passa lungo la via è addirittura una noia per i cittadini che vi sono abituati e peggio è per i forestieri, costretti tutti i momenti a bagnarsi i piedi, a spiccare salti che spesso non riescono lunghi quanto è largo il rigagnolo. L’Alpino, 14 maggio 1897.
- Immagine di copertina: prima pagina di una brochure
dell'ENIT datata 1933.