La “rivolta” di Cogne e la distruzione del monumento ai caduti
Questa storia risale al 1921, quando la comunità di Cogne, seguendo l’esempio di molti altri comuni valdostani, decise di erigere un monumento in memoria dei caduti della Prima guerra mondiale. Un progetto nobile e sentito che portò all’organizzazione di un ballo di beneficenza aperto a tutti, un evento che, però, prese una piega inaspettata.
La festa danzante, organizzata il 1° febbraio, giorno del patrono Sant’Orso, prevedeva che il ricavato fosse destinato alla costruzione di un monumento per onorare i 18 soldati del paese caduti per la patria e che non tornarono di quegli oltre 250 partiti in guerra.(1)
In uno spirito di inclusione, gli inviti furono diffusi non solo in francese, lingua tradizionale della Valle d’Aosta, ma anche in italiano,(2)
per assicurarsi che persino i minatori non valdostani si sentissero i benvenuti.
Tuttavia, come spesso accade, una serata pensata per unire la comunità finì per creare divisioni. Sul finire del ballo, due uomini furono sorpresi dai controllori di sala: erano entrati senza pagare il biglietto.
Quei due individui, entrambi veterani di guerra tornati da poco dall’estero, non presero bene l’ammonimento.
Al contrario, si mostrarono ostili e pronunciarono parole di disprezzo nei confronti degli organizzatori. La situazione degenerò ulteriormente quando un fratello dei due, forse complice l’alcol e la confusione, intervenne con violenza, sferrando schiaffi sia a un consigliere comunale, sia a un carabiniere, che aveva tentato, revolver au poing, di calmare gli animi(3)
in quella che un giornale definì una Révolte?!!!(4)
L’intervento del maresciallo dei carabinieri fu immediato, ma la tensione era ormai alle stelle.
Alcuni giovani del paese, ignari delle dinamiche che avevano scatenato il disordine, decisero di opporsi all’arresto del principale responsabile all’interno della sala da ballo. Di fronte alla resistenza della folla, il maresciallo scelse di non insistere e la serata si concluse in una calma apparente.
Ma la quiete fu di breve durata.
Il giorno successivo, il 2 febbraio, mentre un’altra serata si animava nella sala da ballo, una squadra di carabinieri, guidata da un tenente giunto appositamente da Aosta a bordo di un camion della Società Ansaldo, fece irruzione nel locale.
Scelsero una dozzina di giovani, sospettati di essere tra i principali difensori del colpevole della sera precedente, e li condussero via.
Nel frattempo, il principale responsabile e uno dei suoi accompagnatori riuscirono a dileguarsi, mentre gli altri furono trasferiti ad Aosta per essere interrogati. Un giornale concluse che l’indagine aveva rivelato che si trattava solo di un ballon gonflé
(un’esagerazione). Tutti gli imputati furono rilasciati su cauzione qualche giorno dopo, e il processo che si tenne successivamente non portò a risultati significativi.(5)
Al di là di quei fatti, il monumento fu comunque realizzato, posato e inaugurato nel 1922 presso il municipio, ma successivamente fu demolito dai fascisti durante l’ultima guerra.(6)
L’accanimento nei suoi confronti era probabilmente legato all’uso del francese sulla lapide e al processo di italianizzazione forzata, intensificatosi a partire dalla fine degli anni Trenta. Successivamente, ne fu realizzato uno nuovo con l’iscrizione: COGNE AI SUOI CADUTI.
A distanza di quei giorni agitati, una nuova lapide dedicata ai caduti delle due guerre mondiali e della Resistenza partigiana,(7)
dal 4 novembre 1966, si erge in piazza, accanto alla fontana in ferro, di fronte all’imponente catena del Gran Paradiso, componendo un altare della patria.(8)
Fu opera dell’artista valdostano, il professor Rolando Robino, ed è un monito silenzioso che ricorda non solo i sacrifici di guerra, ma anche la fragilità della pace.
(1) Era stata aperta anche una sottoscrizione riservata ai cogneins
che abitavano a Parigi e in altre aree della Francia. La Vallée d’Aoste, 29 ottobre 1921. (2) Le Duché d’Aoste, 9 febbraio 1921. (3)
L’Echo de la Vallée d’Aoste, 19 febbraio 1921. (4) La Doire, 18 febbraio 1921. (5) La Doire, 18 febbraio 1921. (6) Il Lavoro, 10 novembre 1966. (7) Giorgio Elter (1924-1944) fu partigiano della 87a Brigata autonoma, Banda Arturo Verraz, dal 10 agosto 1944. Perse la vita in combattimento durante un’azione al Pont-Suaz (Charvensod) il 6 settembre 1944. Alla sua memoria è stata conferita la Medaglia d’argento al valor militare; ad Aosta (Quartiere Cogne) una via porta il suo nome. (8) Nella zona di fronte al cimitero di Cogne, il 12 novembre 1945 fu innalzato un monumento - una croce in marmo bianco - dedicato alla memoria dei dieci partigiani della banda Arturo Verraz, con base operativa a Cogne, che sacrificarono la vita per la Libertà. Accanto al monumento, il 27 settembre 1964 fu posizionata una pietra commemorativa su cui è inciso: 1943-1945 Assassinés par les nazifascistes
(“Assassinati dai nazifascisti”).