La Valle d'Aosta e l'invenzione dei fiammiferi
Molte invenzioni sono il frutto del lavoro di diversi ricercatori che in tempi, modi e luoghi diversi hanno raggiunto risultati simili; a questi studiosi va, dunque, riconosciuta la co-invenzione di ritrovati che cambiarono il corso degli eventi.
Tra questi uomini vi è certamente da annoverare François-Maurice Grégoire de Challant (1740-1796) quindicesimo conte di Challant, Signore di Verrès ed Issogne, Pari del Ducato di Aosta. Il nobile, vicino agli ambienti di Sua Maestà il re di Sardegna(1), fu un attento amministratore dei suoi domini e osservatore del territorio; nel 1771 si occupò del degrado dei boschi valdostani inviando al Sovrano una nota scritta.
Interessato di scienze fisiche e di chimica, intorno al 1781 le sue sperimentazioni lo condussero ad inventare il fiammifero al fosforo.
A tale proposito, l’anno successivo, il nobile pubblicò una memoria dal titolo: Procédé pour obtenir par l’union du phosphore de Kundel à des matières inflammables renfermées hermétiquement dans un tube de verre, des bougies qui s’allument au simple contact de l’air, par M. le Comte de Challant.(2)
Nello stesso periodo di Francois-Maurice de Challant, anche un altro ricercatore – tale Lodovico Peyla – era arrivato a trovare la maniera di chiudere il fosforo in tubi di vetro con candelette di cera, in modo che rompendo il tubo, e tirandole fuori, queste da se medesime s’accendessero. La scoperta colpì l’interesse di molte persone, tanto che i conoscenti e gli amici di Peyla desideravano che questi pubblicasse i risultati dei suoi esperimenti, ma lo studioso voleva ancora assicurarsi dell’esito del suo ritrovato.
Una sua memoria(3) molto minuziosa su questi primordiali “fiammiferi” è giunta fino a noi. In queste righe
Peyla descrive le sperimentazioni che avrebbe condotte fin dall’agosto del 1779, raccontando le modalità di preparazione, il funzionamento e i rischi nell’utilizzo delle sue “candelette fosforiche”.
La descrizione dei preparati del Peyla era del tutto simile a quella di Challant, tanto che il recensore, nel riportare l’opera del valdostano, ne omette il racconto dei dettagli, giudicandoli praticamente uguali.
Il giudizio che se ne fa, comunque, è molto positivo: quando l’uso di simili candele rendasi esteso, se non diverranno esse d’un uso universale, saranno di molto utile in parecchie circostanze.
Sebbene la storia annoveri altri precursori(4) che erano arrivati a realizzare preparati simili a quelli ideati dal conte Challant, l’invenzione del moderno fiammifero si deve attribuire al chimico inglese John Walker nel 1827. L’idea di Challant anticipò, quindi, di diversi decenni la scoperta dei fiammiferi, che arrivarono ad Aosta solo nel 1838.(5)
(1) François-Maurice fu nominato Patrizio di Friburgo, Gentiluomo di Bocca del Re di Sardegna (1771), Gentiluomo di Camera del Re di Sardegna (1793), Ufficiale del Reggimento di Cavalleria Dragoni di Sua Maestà
e poi Tenente Colonnello (1793). Indice delle famiglie nobili del Mediterraneo, a cura del Comitato Scienti co Editoriale del Libro d’Oro della Nobiltà Mediterranea.
(2) Secondo lo storico Henry, la scoperta di questo procedimento è attribuibile ad un altro rappresentante della famiglia Challant: Georges-François. Sarebbe stato lui, nel 1727, a scoprire una preparazione a base di fosforo che era in grado
di accendersi automaticamente. L’invenzione fu oggetto di una relazione presentata alla Corte di Francia per ottenerne regolare brevetto. Purtroppo il nobile morì nel 1729, prima di ricevere una qualsiasi risposta. J.-M. Henry, Histoire de la Vallée d’Aoste, p. 321.
(3) C. Amoretti/F. Soave, Opuscoli scelti sulle scienze e sulle arti, parte V.
(4) Si ricordano, tra gli altri, il fisico irlandese Robert Boyle, che nel 1680 utilizzò fosforo e zolfo senza arrivare, però, a realizzare un prodotto di qualche utilità pratica. (5) I fiammiferi erano in vendita presso la libreria-stamperia di Damien Lyboz. J.-M. Henry, Histoire de la Vallée d’Aoste, p. 321.
Tratto da: M. Caniggia Nicolotti e L. Poggianti, Les Montagnards sont-là. Viaggio tra ricercatori ed inventori del passato
(2009)
Immagine di copertina: C. Amoretti/F. Soave, Opuscoli scelti sulle scienze e sulle arti, parte V.