Cosa ha visto sulla Luna quell'esploratore?
Pasqua del 22 marzo 2285, cadaveri e Luna
Poi ci sono quelle particolari storie che, come un’esplosione di coriandoli, colorano mille e mille scenari. E’ il caso, questo, di un racconto all’inizio apparentemente banale, ma che si dipana quasi da subito in un caleidoscopio di ricchezza; compresa una probabile voglia di
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da parte di...
Ma, andiamo con ordine.
L’avvocato aostano Laurent Martinet (1799-1858) nel 1845 osservava, con un suo articolo,(1) come qualcuno - a torto o a ragione - pretendeva che se il periodo di carnevale durava di meno, allora risultava più vivace...
comme si l’on devait être fou davantage, replicava Martinet quasi piccato.
E siccome in quell’anno la festa terminava addirittura il 4 febbraio, egli si domandava se doveva aspettarsi una grande animazione.
A quel punto della riflessione, egli si chiedeva inoltre quando sarebbe capitato un altro evento simile. Dai suoi calcoli, nessuno tra i viventi di allora avrebbe visto mai un carnevale più corto di quello attuale; beninteso sarebbe successo solo se qualcuno fosse riuscito a sopravvivere quattrocento anni, dato che il prossimo appuntamento era atteso per il XXIII secolo.
Non tutti, poi, avrebbero avuto modo di assistere neppure ad uno breve come quello del 1845 (cioè quello che si sarebbe presentato nel 1856) e meno ancora a quello successivo che doveva accadere 57 anni dopo.
Ovviamente, il tutto dipendeva - quasi Martinet volesse giustificare il perché - dal calendario “mobile” della Pasqua; da questo punto si tralascia il resto della sua cronaca storico-ricostruttiva, per quanto interessante e ricca di dati.
A tali riflessioni, rispondeva subito e sul medesimo giornale il canonico Georges Carrel (1800-1870) che aveva intercettato l’articolo del collega giornalista e che si sentiva stimolato dall’argomento. Il religioso non fu da meno nell’elucubrazione di dati e di calcoli, informazioni che lo portarono a trovare nella Pasqua del 22 marzo 2285 quel “famoso” carnevale più corto (di un giorno) di quello del 1845.
Il religioso - la cosa è lapalissiana - non poteva che concordare sul fatto che nessuno dei suoi contemporanei vi avrebbe assistito. Ma..., ma lasciava un ma...
Carrel - con una certa propensione al
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- sosteneva che in un
Siècle de lumières et de progrès
come quello, cioè in un periodo in cui in poco tempo si potevano coprire grandi distanze sia via terra, sia via mare
et même dans les airs, allora si sarebbe potuto anche trovare il mezzo per vivere secoli e secoli.
A quel punto, - siccome il collega giornalista Martinet aveva in precedenza snocciolato di concili, di fatti astronomici, di date e di calendari - Carrel si concentrò a farlo, invece, su chimica, su ritrovati, su conservazione dei corpi, ecc..
Poi, riportò la notizia secondo cui un certo Van Grusselbach avrebbe trovato il modo non pas de conserver les cadavres, ou de ressusciter les morts, mais de suspendre la vie au moyen d’un refroidissement graduel de la température et d’un sommeil magnétique plus ou moin long.
Carrel, con la sua ironia, pareva giunto alla fine delle sue lunghe riflessioni:
Nous touchons à la résolution de notre problème, et ceux qui auront la prétention de voir le Carnaval de 2285, n’ont qu’à disposer de leur biens, et prendre congé de leurs amis, s’ils en ont. Qu’ils aillent trouver le Professeur Suédois, qui chargera de les endormir pour long-temps.
“Ecco” - aggiungeva - “una bella scoperta che vale senza dubbio quanto quella del celebre Nicollet che ha assicurato di aver visto gli abitanti sulla Luna.”
Ce Savoisen s’en est tiré à merveille; il est parti tout seul dernièrement, pour aller vérifier, ce qu’il nous avait annoncé.
Osservazioni, quelle di Carrel, alle quali qualche hanno dopo sembravano rispondere dal Belgio: Nicollet est aussi l'auteur de ce travail remarquable sur les habitants de la lune, publié en 1840; délicieuse, savante et spirituelle mystification à laquelle se laissèrent prendre un grand nombre de personnes non dépourvues d'intelligence et de jugement.(2)Vi è da notare, comunque sia, che se la crioconservazione, o ibernazione, resta ancora oggi una teoria, per Joseph Nicholas Nicollet la storia è un’altra.
Nato nel 1786 nella vicina Cluses (Savoia), l’uomo fu matematico, astronomo, climatologo ed esploratore. Nel 1832 emigrò negli Stati Uniti d’America dove, su incarico del segretario alla Guerra, esplorò il Mississippi e il Missouri. Morì poi a Washington nel 1843; e, a questo punto, non è ben chiaro se affermando che lo scienziato se “l’è cavata a meraviglia partendo recentemente da solo per andare a verificare ciò che aveva annunciato”, Carrel si riferisse alla dipartita dell’uomo.
Comunque sia, dal 1935, un cratere della Luna (lungo quasi 15 km e situato sulla faccia visibile del satellite, nella regione sud-occidentale presso il mare delle Nubi) porta ufficialmente il nome Nicollet in suo ricordo.
A volte i "lunatici"...
(1) Feuille d’Annonces d’Aoste, 30 gennaio 1845. (2) Biographie universelle, ancienne et moderne..., vol. 13, Bruxelles, 1843-1847, p. 116.