Quando "non esisteva" il Gran ParadisoUna tra le cime più famose delle Alpi Graie è certamente il Gran Paradiso (4.061 m).
Si tratta di un toponimo certamente curioso che apparve sulle carte geografiche solo verso la fine degli anni Venti dell’Ottocento e che, finalmente, battezzò una volte per tutte il maggior vertice montuoso di quella parte di catena alpina che cessava per sempre di essere definita sulle mappe con nomi diversi o come una “ghiacciaia” qualunque, come andava di moda allora per segnalare interi contrafforti montuosi invasi dai ghiacci. Nel caso specifico veniva usato qualche volta il toponimo di
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e più comunemente quello di
Grand-Neyron, forse a volerne sottolineare la scurezza delle rocce.
Per quale ragione, invece, fu poi adottato un nome così singolare come
Gran Paradiso, non è chiaro.
Molti si sono occupati del “caso” cercando di capirne l’origine: teorie, tutte, che convergevano sul fatto che intorno alla cima si trovava un vero e proprio "paradiso" per la salvezza degli stambecchi diventati, a quell’epoca, una specie prossima all’estinzione.
Per alcuni, poi, il toponimo sarebbe nato dalla fantasia del dottor César-Emmanuel Grappein di Cogne (1772-1855). Intorno ai primissimi anni ‘20 dell’Ottocento, infatti, giunsero in paese alcuni ufficiali dello Stato Maggiore Sardo con l’intento di raccogliere informazioni proprio sulla catena alpina a sud di Cogne e finalizzate alla redazione di una nuova mappa geografica della regione. Sembra che in quell’occasione il tenente Felice Muletti abbia probabilmente consultato Grappein,
la persona più colta degli autoctoni.(1) Come fu o come non fu, l’originale della carta realizzata in quei giorni reca a margine - e apposta in
lapis
- la parola
paradis; nome, quest’ultimo, che poi comparirà per la prima volta già in una carta del 1827 ed entrerà velocemente e pienamente nella nomenclatura geografica solo nel decennio successivo.
Dunque, a Cogne “qualcuno” aveva suggerito quella definizione; forse per indicare - come anticipato - quell’ultimo (e paradisiaco) baluardo e rifugio per gli stambecchi? Per dovere di cronaca Grappein, pur non citando la parola “paradiso”, nei suoi scritti aveva evidenziato solamente che gli stambecchi (
rares élégants, admirables et étranges animaux)(2) trovavano nei ghiacciai di Cogne la loro unica dimora sulla Terra; ossia proprio là “sugli ultimi confini dell’impero della vita, tra la Terra e i cieli”. Il concetto si avvicina vagamente a quello di paradiso, ma non è affatto la stessa cosa; in più, nel 1853, descrivendo i confini della zona già conosciuta con il nuovo nome, il dottore citò a quell’indirizzo solo il
grand glacier de Valnontey
e non la punta del
Grand-Paradis.
Un’altra curiosità. Vi è anche da tener conto che a Cogne l’antica denominazione di quella regione era
parietum
(parete), definizione che appare nei documenti medievali già nel 1346. La
paroi
(come accadeva nella vicina valle di Rhêmes con la
Granta Parei) era, dunque, il nome affibiato un tempo per la massa rocciosa che oggi affascina e incanta chi la guarda da Cogne.
Forse il toponimo paradis
- tra l’altro assonante con il più antico parietum/paroi
- potrebbe essere considerato un felice “errore” cartografico(4) che probabilmente ha raccordato in qualche modo le diverse “scuole di pensiero”, ma che certamente ha fatto diventare famosa la montagna con un nome più suggestivo e certamente più accattivante.
(1) L’Universo, Istituto Geografico Militare, vol. XXXV, p. 823. (2) Associazione Musei di Cogne, Fonds Grappein, fald. 6, doc. 379/3. (3) Ibidem, fald. 7, doc. 514. (4) M. Caniggia Nicolotti, Le Montagne di Cogne alle origini del turismo tra il XIX e il XX secolo, pp. 27-28.