Quella grave siccità di fine Ottocento
Un giornale valdostano del 1894 titolava così un articolo inerente alle condizioni climatiche di allora:
Sécheresse dans la vallée d’Aoste.
(1)
Eccone i contenuti:
“Sono tutti costernati nell’assistere alla più desolante siccità: due inverni senza neve e una primavera anticipata che promette feu et brulure!
Le campagne della pianura presentano una vegetazione vivace, gli alberi sono in fiore, le vigne dimostrano il loro vigore primaverile, ma il contadino, davanti a un panorama simile, al posto di lasciarsi prendere dalla gioia è invece colmo di tristezza e timore e abbassa la testa.
In montagna i campi non sono verdi; restano giallastri come lo erano a gennaio.
Ad Aosta si vorrebbero innaffiare i prati, ma l’acqua del Buthier manca e la Mère des Rives
- dopo aver deviato l’ultima goccia del torrente che ora è completamente asciutto - non ha neppure la metà del suo ordinario volume d’acqua; Buthier che, come è noto, tra le altre cose fornisce l’acqua pure a diversi canali superiori.
Anche la maggior parte degli artifici della nostra città sono fermi a causa della mancanza della forza motrice. Le tre centrali elettriche son ben lungi da poter soddisfare tutta la richiesta di elettricità. Quelle della società Frassati, che aveva assicurato di illuminare 380 punti luce, ora ne può alimentare solo una sessantina.
Durante la notte le nostre strade sono in condizioni di semi oscurità, illuminate solo dalla pallida incandescenza di qualche opaca lanterna a petrolio.”
Dunque, il Buthier era completamente secco; poteva essere percorso dans toute sa longueur, depuis la prise de la Mère des Rives jusqu’à la Doire. A causa di quella situazione furono perfino ritrovate le tracce di antiche canalizzazioni, tubature e barriere che “sembravano aver formato una diga contro il Buthier quando questo passava ancora sotto il ponte romano”.(2)
A Châtillon, invece, gli abitanti si lamentavano che un grande incendio, que l’on attribue à l’imprudence de quelque chevrier, sviluppatosi il 4 aprile era stato agevolato dall’erba secca causata da quell’inverno senza neve.(3)
“Tutto sembra dunque annunciare un anno assai triste, un anno di carestia, se Dio non ci viene in soccorso”, sosteneva tristemente il giornale Le Duché d’Aoste
dell’11 aprile 1894.
Infatti, in quelle settimane folle di fedeli provenienti da tutta la Valle d’Aosta (500 solo da Aosta) salirono in processione a San Grato per pregare affinché le loro parrocchie potessero essere favorisées de la pluie.(4)
Nei giorni successivi, comunque sia, l’acqua scese dal cielo, ma a luglio le processioni ripresero nuovamente a causa dell’ennesima assenza di pioggia.(5)
Quest’ultima, fortunatamente, arrivò qualche giorno dopo; abbondante in bassa valle, ma depuis Châtillon en haut on demande à grands cris l’eau du ciel pour les campagnes brulées par l’ardeur du soleil et par les vents continuels... e le diverse processioni furono nuovamente all’ordine del giorno per moltissimi fedeli.(6)
Successivamente, piovve sporadicamente qua e là per la Valle, ma quelle poche gocce non bastarono alla “sete” agricola.
Il 9 gennaio 1895 finalmente scesero dal cielo 15 centimetri di neve, mais cela est loin de satisfaire nos campagnards qui voudraient en voir tomber quelques mètres. Nevicate che, invece venivano registrate anche copiose un po’ dappertutto nel resto d’Italia e d’Europa.
Poi, finalmente, un neige abondante est enfin venue réjouir aussi les valdôtains et leur ôter la crainte d’en être privés comme durant les trois hivers précedents.(7)
(1) Le Duché d’Aoste, 18 luglio 1894. (2) Le Duché d’Aoste, 18 aprile 1894. (3) Le Duché d’Aoste, 11 aprile 1894. (4) Le Duché d’Aoste, 11 aprile 1894. (5) Le Duché d’Aoste, 11 aprile 1894. (6) Le Duché d’Aoste, 25 luglio 1894. (7) Le Duché d’Aoste, 16 gennaio 1895.