“S’è addormitoooo”; “s’è svejato!!”
Ad un certo punto del film Il marchese del Grillo
- personaggio interpretato da Alberto Sordi - Ricciotto (Giorgio Gobbi), il braccio destro del nobile, ai servitori intenti a lavorare nel cortile del palazzo, urla: S’è addormitoooo.
Il marchese si era, infatti, addormentato e nessuno doveva disturbarlo. Dunque, tutti fermi.
Più che scontato, qualche ora dopo, il grido di S’è svejato!!: cosicché tutto ritornava nell’ordine, e soprattutto nei rumori, della vita quotidiana.
Una divertente scena cinematografica che in Valle d’Aosta, invece, sarebbe stata per qualcuno un comune fatto di vita reale, anzi una viva tradizione.
A raccogliere la stravaganza che segue fu il celebre giornalista e uomo politico francese Taxile Delord (1815-1877). Per l’appunto, nel 1854 egli raccontò di una scena simile a quella citata nel film di cui sopra pubblicandola sul giornale parigino Le Charivari,(1)
il primo quotidiano illustrato satirico al mondo (1832-1937).
Sulla prima pagina di quel foglio, infatti, egli firmò proprio un caustico articolo contro i valdostani.
La fotografia da lui scattata della situazione sociale in quella Valle d’Aosta di metà del secolo è a dir poco impietosa.
Gli autoctoni, molto conservatori, non solo avrebbero rimpianto i tempi dell’ancien régime piémontais, ma sembravano continuare a vivere come nel passato.
A tal proposito, un viaggiatore - dont la véracité ne saurait être mise en doute
- raccontava di aver visto, ai piedi di un castello, una ventina di persone armate di pertiche battere l’acqua di uno stagno situato davanti al principale corpo del maniero.
Alla domanda del turista che chiedeva il perché di quell’azione - la quale, oltretutto, faceva aumentare nei dintorni il puzzo dell’acqua ferma - questi risposero: “per far tacere le rane che impediscono al proprietario di questo castello di gustare la dolcezza del sonno”.
Sarebbe esistito, dunque, ancora il regime feudale in Valle d’Aosta? - si chiedeva quell’improvvisato corrispondente.
No, ovvio: quei tempi erano finiti.
Ma lo scrivente non ne era affatto convinto, a tal punto da dichiarare qu’il nétait pas rare de voir un nouveau marié se présenter chez un ancien seigneur le jour même de ses noces et lui présenter la mariée en le suppliant d’user de ses droits.
Descrizioni indubbiamente false che si aggiungevano ad altre considerazioni altrettanto ingenerose; tutte nell’ordine di reggere il ritmo ad un articolo satirico confezionato ad arte contro le proteste dei valdostani verificatesi tra il 1852 e il 1854.
Infatti, una serie di riforme volute da Cavour intese a laicizzare maggiormente lo Stato avevano infiammato molti abitanti della Vallée.
Il giornale francese Le Charivari, fortemente anticlericale, lancia in resta, rese quella protesta valdostana - che conosciamo come la Terza Révolution des soques
- come una cosa ridicola, anacronistica, insomma un fatto da operetta.
Qualche anno dopo, in un altro articolo francese - (
qui l'articolo) - i valdostani furono descritti come dei “mostri”.
In Francia, evidentemente, non avevano per niente una corretta percezione di ciò che accadeva all’ombra dell’altra metà del Bianco. Forse perché a levigare le terre del versante opposto del colosso alpino era il cattolicesimo; fede a cui la Valle fu sempre legata.
(1) Edizione del 6 gennaio 1854.
- Immagine di copertina: il castello di Ussel (disegno di E Perotti), L'Emporio Pittoresco, 15-21 settembre 1867, p. 581.