1887: la scrittrice White in visita ad Aosta
Linda White (1836-1915) fu una scrittrice britannica molto apprezzata.
(1)
Oltre ad essere autrice, tradusse in inglese diverse opere del suo secondo marito: Pasquale Villari (1827-1917), un importante politico italiano.(2)
Non si può escludere che il viaggio compiuto nel 1887 in Valle d’Aosta dalla scrittrice possa essere stato in qualche modo indotto proprio dal marito che l’anno precedente aveva avuto modo di trascorrere un periodo di vacanza a Gressoney-Saint-Jean.
Fatto sta che l’anno dopo Linda White risalì da sud la regione e giunse finalmente nel capoluogo valdostano.
Ecco, tradotto in italiano, lo spaccato di quel viaggio firmato Madame Linda Villari
e pubblicato sul Leisure Hour;(3)
racconto che il Morning Post
del 4 ottobre 1887 aveva classificato come “articolo interessante”.
Dopo aver lasciato Châtillon “altre dodici miglia lungo la sponda del fiume ci portano infine ad Aosta che è adagiata dolcemente in un’ampia conca di prati e giardini di fronte alle creste frastagliate della Becca di Nona e del Mont-Emilus.
A prima vista Aosta è una cittadina deludente, nonostante la posizione e la ricchezza di antichità.
Siamo transitati dapprima attraverso il famoso arco augusteo, che ha un crocifisso sospeso sotto la sua volta pagana, poi abbiamo passato la doppia cortina di fornici della Porta Pretoria, quindi siamo entrati in una stradina fiancheggiata da case alte e squallide.(4)
Le grondaie costeggiano l’acciottolato, disgraziati e deformi cretini(5)
schiamazzano sdraiati vicino alle soglie delle abitazioni; tale folla di persone comprende una numero terribilmente elevato di facce colpite dalla febbre e di gozzuti.
La strada sembra infinita e, dopo essersi aperta in una piazza porticata circondata da comuni edifici pubblici,(6)
si snoda di nuovo più stretta e oscura di prima;(7)
siamo sollevati nello scoprire che il nostro albergo(8)
si trova appena fuori città, separato da essa da un viale alberato noto come Le Plot.(9)
Notiamo anche che il francese è la lingua della valle; tutte le insegne e le iscrizioni delle botteghe sono in quella lingua e gli abitanti più poveri conoscono a malapena qualche parola d’italiano.
Tra i suoi numerosi maestri d’altri tempi, è il borgognone ad aver lasciato l’impronta più forte su Aosta e la maggior parte dell’architettura civile è inconfondibilmente francese.”
A questo punto risulta interessante ricordare, invece, cosa annotò un suo connazionale, Alfred Wills (1828-1912), durante una visita in città fatta nel 1852: “Aosta corrisponde perfettamente all’idea che si può avere di una città italiana: le case massicce costruite con bianche pietre, con piccole finestre a inferiate, con pesanti porte lisce e con persiane fittamente imborchiate con grossi chiodi, e miseri i suoi negozi. Una siffatta architettura vi riporta a tempi lontani quando le case erano costruite con scopi di difesa e di residenza e qui, in questa calda e fertile regione, dove gli abitanti non hanno la vocazione di fare i minatori o di filare il cotone, è facile capire come limitato sia stato il mutamento avvenuto da quando l’ultima coorte romana ha lasciato la città.”(10)
Non c’è che dire... un caratteristico stereotipo della serie “poiché siamo a sud delle Alpi ogni aspetto particolare deve ovviamente essere di tipo mediterraneo”...
Ciononostante, vi è da dire che si tratta pur sempre di una descrizione tolta dai resoconti dei primi viaggiatori inglesi, molti dei quali avevano una percezione della Valle d’Aosta ancora tutta da affinare.
Riprendiamo ora la narrazione di Linda White:
“Nulla all’interno delle mura della sfolgorante Aosta è stato così piacevole quanto una passeggiata serale lungo le stradine ombreggiate dalla natura che portano fino ai bordi della Dora.
La velocità dello scorrere delle acque fluviali era impetuosa e dava vita e gioia al paesaggio e i bei dettagli di rocce e di boschi verdi, di vigneti e di grano dorato erano incorniciati intorno da pareti frastagliate di montagne coronate alla testata della valle da creste innevate.”
Il racconto di quel particolare viaggio, iniziato a Châtillon, terminò ai piedi del Monte Bianco, cioè a Courmayeur.
(1) Graphic-Saturday, 11 maggio 1878; Hawick News and Border Chronicle, 6 agosto 1915. (2) Pasquale Villari fu uno storico e politico italiano; per diversi anni fu deputato del Regno d’Italia e dal 1891 al 1892, Villari ricoprì anche la carica di Ministro della Pubblica Istruzione. (3) Reading Mercury, 1° ottobre 1887. (4) Via Sant’Anselmo. (5) Il cretinismo è una patologia che è caratterizzata dall’arresto dello sviluppo somatico e psichico causato dall’assenza o da disfunzioni della tiroide. (6) Piazza Emile Chanoux. (7) Vie De Tillier e Aubert. (8) Si tratta dell’albergo Mont-Blanc che si elevava intorno all’angolo di nord-est dell’attuale Corso Battaglione Aosta. (9) Piazza della Repubblica. (10) P. Malvezzi,
Viaggiatori inglesi in Valle d’Aosta (1800-1860), p. 308.