Quando l’autista è più "pericoloso" della vettura
Ecco una breve notizia, datata 1902, che racconta un fatto accaduto ad Aosta quando piazza Chanoux era ancora intitolata a re Carlo Alberto.
Malgrado l’articoletto affronti semplicemente una storiella di cronaca locale, un fatto comune, restituisce una pennellata veloce inerente la società di allora.
Purtroppo, il titolo del pezzo - “Un autista che, a sproposito, si scalda” - non rende come quello originario redatto in lingua francese: Un chauffeur qui, mal à propos, s’échauffe.
Per riassumere, dal contenuto si potrebbe evincere che il conducente è sempre la parte più pericolosa della vettura, come asseriva Léo Campion, chansonnier, attore e caricaturista francese.
Detto ciò, quelli che seguono furono i fatti raccolti dal giornale valdostano L’Avénir
del 29 settembre 1902:
Sabato 27 settembre 1902, tardo pomeriggio, parcheggiata davanti all’Hôtel de la Couronne, si poteva notare - e infatti molti ebbero modo di ammirarla - una superba automobile. Si trattava di un evento non così comune dato che di auto in circolazione ve ne erano pochissime; in quell’anno, infatti, in Italia se ne produssero solo qualche centinaio.
La cosa, quindi, non poteva certo sfuggire alla meraviglia di un bimbo (c’était le fils d’une de nos bonnes familles) che, non riuscendo a trattenersi, con un dito tracciò sulla polvere dell’auto il suo nome. Le vetture di un tempo, infatti, si sporcavano molto più facilmente poiché le strade dell’epoca non erano certo asfaltate. Anzi, il giornale Le Mont-Blanc
di alcune settimane prima lamentava proprio che delle autovetture
le principal inconvénient déplorable consiste dans l’épais nuage de poussière que l’automobile soulève sur son passage.(1)
Comunque sia a quel gesto del piccolo, apriti Cielo!
L’autista, impulsivo, non lasciò correre quell’”affronto” fatto al suo bolide. Fu così, che si precipitò su quel bambino innocente, lo afferrò per le orecchie e lo scosse così violentemente che, come certi “magister” di un tempo (così si esprimeva il giornale), quasi gli lacerò gli angoli delle stesse.
Dinnanzi a quella scena si scatenò un gran putiferio: Sûreté publique, Médecine et Parlement, tout accourut; a quello strano duo, infatti, si avvicinarono tante persone che si trovavano intorno e anche altre che furono attirate dalla caciara.
Tutti se la presero con l’uomo - “e non senza i cosiddetti motivi plausibili”, come indicava il giornalista la cui penna trascrisse quei fatti che avevano scosso la sonnacchiosa Aosta di quel fine settimana.
Uno dei testimoni asserì che fu l’autista stesso ad essere il primo a stupirsi della reazione eccessiva che aveva adottato.
Maliziosamente, il giornale che si occupò dell’accaduto si chiedeva se la forza muscolare messa in atto da quell’uomo sarebbe stata maggiore si le bambin trop brusquement corrigé, al posto di essere un rampollo dell’”Aosta bene”, avait appartenu à quelque pauvre diable. L’Avenir, di ispirazione socialista, con quello spunto sembrava cercare in qualche modo di innescare una polemica politica.
Non si conoscono eventuali e successivi risvolti. Il giornale L’Avénir, l’unico che si era occupato di quel piccolo fatto, tra l’altro cessò le sue pubblicazioni la settimana dopo; il 6 ottobre 1902, infatti, fece uscire il suo ultimo numero senza spiegazione alcuna.
(1) Edizione del 22 agosto 1902; il contenuto dell’articolo, pubblicato in prima pagina e intitolato L’automobilisme et la santé publique, era firmato dal dottor Luigi Giorgio Bonelli. Quest’ultimo era stato chimico igienista e farmacista dell’Università di Torino ed era stato anche proprietario di un’antica farmacia a Genova.