Che fine ha fatto il dottor Grappein di Cogne?
Se il dottor César-Emanuel Grappein (1772-1855) oggi fosse ancora vivo, forse lo vedremmo percorrere come un tempo le vie della sua Cogne immerso nei suoi mille pensieri pronti a concretizzarsi in progetti volti a migliorare la società.
Guardandosi intorno, forse saprebbe apprezzare il cambiamento profondo del suo paese. Si accorgerebbe, infatti, di come in oltre un secolo e mezzo il capoluogo abbia aumentato il suo fascino, meritando ancor più la dignità di essere il punto di riferimento di una vallata che progressivamente è migliorata, diventando sempre più suggestiva rispetto ai suoi tempi.
Forse ci imbatteremmo nel dottor Grappein proprio mentre dispensa qualche buon consiglio ai suoi concittadini.
Chissà come coglierebbe le modernità tecnologiche figlie di questo periodo; probabilmente farebbe raffronti con quelle della sua epoca, ricordando quando lui lodava il telegrafo da poco inventato e la potenza dei giornali che in Valle d’Aosta, per esempio, cominciarono ad apparire solo nel 1841.
Sarebbe curioso sapere come reagirebbe nell’apprendere dello sviluppo della storia di quella che è stata la “sua” miniera, oppure della legge sul divorzio da lui ritenuta necessaria un secolo e mezzo prima della sua entrata in vigore (1970), ma anche dello Statuto Speciale (1948), tenuto conto che esattamente cento anni prima lui aveva progettato un particolare Code administratif
per la Valle d’Aosta.
Brontolerebbe ancora i suoi luoghi comuni verso chi, come ricordava il suo primo biografo, incontrava per strada? Ma, soprattutto, oggi sarebbe un po’ più apprezzato rispetto al passato? In quei tempi, infatti, veniva criticato aspramente da una sparuta e invidiosa fazione locale e veniva addirittura sorvegliato dalla polizia governativa, che lo riteneva un sovversivo.
Perché? Sostanzialmente per la sua visione illuminista e più democratica della società; probabilmente desiderava un mondo che doveva essere più simile a quello di oggi rispetto a quello della prima metà del XIX secolo, in quel particolare contesto schiacciato tra l’impero napoleonico e la Restaurazione.
Chissà, infine, se dopo la sua dipartita, la Cogne di oggi userebbe (o oserebbe) ancora ricordarlo facendo incidere sulla sua lapide, come in quel lontano 1855, un laconico e discutibile La Patrie reconnaissante.
Chissà e chissà... e chissà quanti altri chissà.
Certo che in questo 2022, in cui ricorre il primo centenario del Parco Nazionale del Gran Paradiso, una bella statua, una scintillante targa o qualsiasi altro degno ricordo avrebbe potuto ben ricordare anche il 250’ della nascita di un grande uomo quale fu il dottor César-Emmanuel Grappein.
Anniversario che - mi pare e se così non fosse chiedo scusa subito - non sembra aver mosso alcuna celebrazione, il ché è un vero peccato.
Io - mi permetto di dire - vedrei bene una statua che rappresenti Grappein a grandezza naturale e seduto comodamente su una panchina, posta magari nelle vicinanze della fontana in ferro, mentre rivolge il suo sguardo sognante in alto, verso la miniera...
J’ai resuscité le filon de fer, amava dire il dottore; ora tocca a noi risuscitare con il ricordo il suo alto valore, la sua importante opera, il suo pensiero moderno ancora oggi.
Giunti a questo punto, allora, celebriamolo nel 251’; nascondendo il nostro ritardo, incrementeremmo almeno la curiosità sul personaggio... sicuramente un omaggio alla sua eccentricità che - dal Paradiso, ma non quello alpino intorno a Cogne - forse lui saprebbe apprezzare.