Émilie Argentier e il Mont-Emilius
Domenica 16 luglio, ho avuto il privilegio di partecipare a un’iniziativa organizzata dall’associazione Amis du Cimetière du Bourg
presso l’antico cimitero del Borgo di Sant’Orso di Aosta. Durante questo evento, è stata messa in scena una coinvolgente ed emozionante pièce
teatrale, interpretata in maniera magistrale dagli attori, per celebrare la straordinaria figura di Émilie Argentier.
Spesso, quando mi trovo a illustrare le bellezze delle nostre montagne ai turisti, prendo spunto dalla storia di Émilie Argentier per arricchire il mio racconto. Oggi, colgo l’opportunità di contribuire anch’io a diffondere la conoscenza di questa figura storica, condividendo quel poco che si sa a riguardo.
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Nel 1904 un giornale valdostano affermava che il dottor Anselme Réan possedeva un dagherrotipo datato 1839 realizzato dal canonico Georges Carrel, in cui era raffigurata Émilie Argentier, sua mamma, vestita da alpinista, con un bastone da montagna in mano.(1)
Le domande riguardanti una notizia del genere sono molte, a cominciare da chi fossero tutti questi personaggi.
A dire il vero, molti li riconosceranno certamente, a partire dal celebre canonico Georges Carrel (1800-1870). Religioso, scienziato e divulgatore, ha avuto un ruolo determinante nel progresso economico e sociale della Valle d’Aosta. Grazie alla sua stretta collaborazione con gli ambienti scientifici internazionali, nonché al suo impegno nella promozione del turismo in questa regione, venne soprannominato L’amis des anglais, ossia “l’amico degli inglesi”. M. le chanoine Carrel n’était pas alpiniste, sosteneva un giornale,(2)
mais par contre, il s’industria en toute sortes de manières à faire connaître nos Alpes; Tuttavia, “le sue più importanti ascensioni sono state quelle sul Pic de dix-heures, che ha scalato molte volte e a cui ha dato il nome di Mont-Emilius”.(3)
Proprio con l’obiettivo di far conoscere le Alpi valdostane, Carrel ebbe un’idea originale: per convincere le persone che era facile avventurarsi in montagna, faceva andare delle donne, come la signorina Argentier, che portò fino in vetta al Mont-Emilius; sua nipote Félicité, che condusse fino al Pic Tyndall o Epaule du Cervin; addirittura, battezzò col nome Col Félicité il punto estremo da lei raggiunto.(4)
Il Pic des dix-heures prese dunque il nome di Mont-Emilius in onore proprio della giovane Émilie Argentier, una quattordicenne dell’Aosta bene, che nel 1839 fu guidata fino ai 3.559 metri della vetta.
Purtroppo le informazioni su Émilie Argentier sono scarse.
Nacque ad Aosta nel 1824 dove visse per 70 anni. Morì la sera del 14 aprile 1894 après une courte maladie. Il necrologio pubblicato sul periodico Le Duché d’Aoste
del 18 aprile di quell’anno la ricordava come una tendre épouse, excellente mère et chrétienne fervente comme elle a toujours vécu.
A vent’anni, il 6 maggio 1844, sposò Charles-Honoré Réan, funzionario dell’Intendenza di Aosta.
Dal matrimonio nacque, dopo la primogenita Candide (1845-1934), il celebre dottor Anselme Réan (1855-1928), che nel 1909 fondò e fu presidente della Ligue valdôtaine - Comité italien pour la protection de la langue française dans la Vallée d’Aoste, organizzazione impegnata a combattere i tentativi dello Stato italiano di ostacolare l’uso del francese in Valle d’Aosta.
Nel 1871, Émilie rimase vedova e si trovò costretta ad onorare i debiti contratti dal marito, oneri forse causati dalla non piena disponibilità degli averi paterni.(5)
Per cautelare se stessa e il secondogenito Anselme, ancora minorenne ma già proprietario “in pectore” dei beni di cui il padre ha solamente l’uso, poche settimane prima del decesso del marito la signora Argentier si era recata, accompagnata dalla primogenita Candide, dal pretore di Aosta, il quale autorizzò sia lei che i due figli a rinunciare del tutto alla successione Réan.(6)
Nel 1872, la dame Argentier Émilie veuve du dit Réan Charles, risultava ancora coinvolta in vicende giudiziarie relative all’eredità.(7)
Esisterebbe anche una seconda immagine di Émilie, pubblicata insieme a quella di cui si è parlato in questo articolo, nel 1905, alle pagine 8 e 13 del libro L’Alpinisme et le Clergé Valdôtain
dell’abbé
Henry: per l’appunto, ove sono due ritratti di questa signorina.(8)
Queste immagini sono state realizzate nel 1839 e potrebbero essere considerate tra i primi dagherrotipi realizzati in Valle d’Aosta.(9)
Quando morì, Émilie fu poi sepolta nel cimitero del borgo di Sant’Orso di Aosta.
La lapide riporta: A’ la mémoire de notre mère bien aimée Émilie Réan née Argentier décédé le 14 avril 1894 a l’âge de 70 ans - Nos regrets sont déchirants mais nos espérances magnifiques (P. de La Ferronnays).
Continuando a raccontare le storie dei nostri antenati, come quella di Émilie Argentier, possiamo mantenere vive le nostre radici e arricchire il nostro legame con la Valle d’Aosta.
(1) M. le Docteur Réan possède une daguerréotypie portant la date de 1839 faite par le Chanoine Carrel lui-même où Émilie Argentier est reprèsentée en costume d’alpinistes, un alpenstok à la main. Le Duché d’Aoste, 6 gennaio 1904. (2) Le Duché d’Aoste, 6 gennaio 1904. (3) Ancora oggi è chiamato così. (4) Le Duché d’Aoste, 6 gennaio 1904. (5) A. Desandré, Notabili Valdostani, p. 171. (6) A. Desandré, Notabili Valdostani, pp. 171-172. (7) L’Echo du Val d’Aoste, 30 agosto 1872. (8) W. A. B. Coolidge, Il gruppo del Gran Paradiso, p. 39. (9) Secondo le cronache, il 2 settembre 1839, a Firenze, ebbe luogo il primo esperimento di dagherrotipia in Italia.