I fuochi di San Giovanni e di San Pietro e Paolo
I fuochi di San Giovanni, che si accendono durante il periodo del solstizio d’estate, possono essere considerati tra le più antiche tradizioni popolari. La loro origine si perde nella notte dei tempi, forse addirittura fin da quelli in cui l’uomo primitivo adorava il Sole.
Ma perché vengono chiamati così?
Secondo alcuni(1)
bisogna risalire al 362 quando questa usanza fu stabilita alla data del 23 giugno. In quel giorno, dei contadini sotto l’imperatore Giuliano l’Apostata scoprirono in Samaria (Palestina) la tomba di San Giovanni Battista e bruciarono i suoi resti insieme a quelli del profeta Eliseo, disperdendo le ceneri al vento; alcuni discepoli le raccolsero e le custodirono.
Il mondo cristiano, colpito da questo orrore, scelse di commemorare ogni anno quel fatto accendendo dei fuochi in onore di San Giovanni. Il clero, così come le autorità civili e militari, la nobiltà e persino i re stessi parteciparono a queste cerimonie espiatorie.
Così si esprimeva un giornale valdostano nel 1889:(2)
“I fuochi di San Giovanni ad Aosta. - Le usanze tradizionali sono qualcosa di meraviglioso! Entrés dans les entrailles du peuple, nulle ordonnance, nul supérieur ne les enjoint, et cependant ils reviennent immanquablement et spontanément au jour et à l’heure dits. Ils se perpétuent de génération en génération, de siècle en siècle et leur survivent.
Tali sono i nostri fuochi di San Giovanni.
Chiunque si fosse trovato la sera del 24 giugno in un luogo prominente nei dintorni della città, avrebbe visto l’ampio anfiteatro della conca centrale letteralmente costellato di fuochi di gioia. Alcuni brillavano lontani sulle alture di Emarèse, di Saint-Vincent, di Allein, di Aymavilles, d’Introd. Altri, più vicini, gettavano una vivida luce sulle elevazioni di Brissogne, di Charvensod, di Gressan e a nord della città.
Quando i primi fuochi accesi cominciavano a scomparire, altri prendevano il loro posto e brillavano su un punto rimasto fino a quel momento nell’ombra. Ne vedemmo uno a monte di Quart; dalla sua posizione all’orizzonte e dalla sua luminosa oscillazione, si sarebbe potuto scambiarlo per una stella se jouant sur la cime.(...)
La sera della festa di San Pietro, si riproduce lo stesso spettacolo sulle colline che circondano la città di Aosta.”
Lentamente, infatti, i “fuochi” si sono spostati dal 24 al 29 giugno (San Pietro e Paolo), forse perché quest’ultima data rappresentava la conclusione delle festività solstiziali che iniziavano fin dal 21.
A Gressoney-Saint-Jean e ad Epinel di Cogne (di recente anche a Gimillan e Lillaz) i fuochi vengono ancora accesi il 24 giugno; a Epinel, inoltre, al mattino presto vengono raccolti dei fiori che poi vengono posti sulle porte delle abitazioni per chiedere a San Giovanni di proteggerle dagli incendi.
In conclusione, i falò di giugno sono un’antica tradizione che rappresenta un momento di festa, di spiritualità e di condivisione, oltre a segnare il periodo in cui gli animali salgono agli alpeggi. Continuano a incantare e a coinvolgere le persone, preservando l’eredità culturale di secoli passati e creando nuovi ricordi indimenticabili.
(1) La Lettura del Corriere della Sera, n. 6 giugno 1922, p. 477, articolo di L. D’Ozieri. L’autore si rifà al teologo e monaco Rufino d’Aquileia (345-411), Historia Ecclesiastica. (2) Feuille d’Aoste, 3 luglio 1889.