Il dragone valdostano di Coblenza
Nel 1843 circolava in tutta Europa
(1) una curiosa notizia che in poco tempo aveva raggiunto anche i confini del mondo.
(2)
Secondo le cronache, il 12 giugno di quell’anno era morto a Coblenza, in Germania, nel carcere noto come Convento delle Carmelitane, un uomo conosciuto col nome di “il vecchio francese dalla barba bianca”, lì rinchiuso per 32 anni, di cui 28 volontariamente.
Nel 1811, in qualità di soldato del 2° Reggimento Dragoni Napoleone,(3)
fu trovato a dormire con la testa appoggiata su una valigia nella foresta di Coblenza, e fu immediatamente considerato un disertore. L’uomo dichiarò di chiamarsi Antonio Alivera,(4)
essere nativo di Aosta, aver servito con valore nelle file imperiali di Bonaparte e aver ricevuto il congedo definitivo con una pensione annuale di 200 franchi a causa di alcuni disturbi mentali che accusava da qualche tempo.
Le autorità lo imprigionarono e rimase in carcere fino a quando nel 1814, le truppe alleate(5)
sconfissero quelle di Napoleone ed entrarono a Coblenza.(6)
I nuovi occupanti diedero l’ordine di trasferirlo, insieme ad altri prigionieri francesi, in un campo di concentramento. L’uomo si oppose fermamente, dichiarando di non essere affatto francese, ma un cittadino del regno sabaudo congedato dal servizio. Di conseguenza, restò nel carcere di Coblenza.
L’anno successivo, suo padre e suo zio materno arrivarono in città e riuscirono a ottenere la sua liberazione, ma mentre lo stavano conducendo verso casa, poco distante da Coblenza, egli li lasciò improvvisamente e tornò in prigione, chiedendo l’autorizzazione di riprendere la sua precedente cella perché, diceva, si trovava a suo agio. Questo gli fu concesso, con piena libertà di uscire quando lo desiderava.
Nonostante il permesso, per 28 anni non uscì mai dalla sua cella e durante quel periodo non chiese mai né luce, né fuoco, nonostante le condizioni climatiche. Si dedicò a creare anelli di crine o capelli, ditali da cucire di metallo o d’avorio, tagliacarte e altri piccoli oggetti che vendeva agli sconosciuti che andavano a vederlo per curiosità.
Alla sua morte, all’età di 71 anni, non avendo mai tagliato la barba che era molto lunga e di un candore straordinario e data la sua alta statura, aggiunta all’ampia e calva fronte e ai suoi tratti regolari, aveva un aspetto venerando e venerabile. Alla sua morte lasciò un patrimonio di 1.100 talleri (circa 4.000 franchi) che aveva risparmiato durante la sua prigionia. Quando fu sepolto, come un antico soldato, gli furono resi gli onori militari.
Non vi è traccia di tale vicenda nelle cronache valdostane.
Immagine di copertina: Decorazione su una porta del castello di Aymavilles (immagine ad uso evocativo).
(1) The Rhine; its scenery & historical & legendary associations; Brother Jonathan, voll. 5-6, 1843, p. 419, a cura di H. Hastings Weld, J. Neal, G. M. Snow, E. Stephens; Augsburger Tagblatt, 1843, 7/12, p. 761. Der bayerische Volksfreund, 1843, vol. 20 - p. 427; “Der” Adler: Allgemeine Welt- und National-Chronik,... A. J. Groß-Hoffinger, 1843, pp. 651-652. (2) The Adelaide Observer, 20 aprile 1844. (3) Si trattava di un reggimento di dragoni dell’esercito del Regno d’Italia napoleonico. (4) Per Il Mietitore o sia raccolta di racconti, novelle, storie, aneddoti, ecc, disposte e tradotte da Giannantonio Piucco
del 1841, vol. 3, pp. 317-218, il cognome è Olivera. (5) La coalizione antifrancese era formata dall’Impero russo, dal Regno di Prussia, dall’Impero austriaco, dal Regno di Sassonia, dal Granducato di Baden, dal Regno di Würtemberg e dal Principato dei Paesi Bassi Uniti. (6) Si trattava dell’Armata di Slesia. Era composta da 50.000–75,000 soldati prussiani e russi che, 1º gennaio 1814, attraversarono il Reno tra Rastadt e Coblenza.