La maestra di Epinel di Cogne
Una storia curiosa racconta che nel 1920, nel villaggio di Epinel (Cogne), una maestra proveniente dal centro Italia doveva prendere servizio presso la scuola elementare poco prima di Natale.
L’insegnante, però, non conosceva pas un mot de français, lingua valdostana.
La donna, issue de la “baraonda” du concours général publié par le Gouvernement, era arrivata in paese in pieno inverno per sostituire la collega che aveva iniziato l’anno scolastico, ma non aveva il titolo previsto dallo Stato.
Mais à Epinel il n’y a pas de logement pour une demoiselle à chapeau: ma nel villaggio non c’era un alloggio adatto per “una signorina col cappello”, ossia per coloro abituati a vicevere alle comodità offerte dalle città.
Così, la maestra si trasferì au village de l’église
(ovvero a Cogne capoluogo), dichiarando che non avrebbe iniziato a insegnare finché il comune non le avesse fornito un alloggio. “Ma il sindaco non può cacciare i proprietari dalle loro abitazioni per far spazio à mademoiselle l’institutrice, e quindi i bambini di Epinel rimangono senza scuola”.
La critica si estendeva alle scelte del governo nella nomina di insegnanti provenienti da fuori Valle d’Aosta. La legge Daneo-Credaro del 1911, infatti, aveva tolto ai comuni la gestione delle scuole elementari, affidandola al controllo diretto dello Stato. La sua applicazione si dimostrò difficile, soprattutto a causa dello scoppio del primo conflitto mondiale.
Il giornale che si era occupato dell’episodio, Le Pays d’Aoste, lamentava che l’approccio del Ministero servisse solo a “sprecare il denaro dei contribuenti e favorire l’ignoranza dei nostri giovani”. Con la speranza che le cose cambiassero, l’articolo concludeva invocando la libertà d’insegnamento e la decentralizzazione (nous invoquons la liberté de l’enseignement et la décentralisation).(1)
L’episodio di Epinel scatenò una vivace polemica con molteplici sfaccettature. Il giornale La Doire
riportò la vicenda sottolineando un diffuso ostracismo: la comunità del villaggio rifiutò di fornire non solo alloggio, ma anche qualsiasi forma di aiuto, manifestando un’inaccettabile irriverenza nei confronti della maestra da parte degli alunni.
La giovane insegnante si vide costretta a cercare alloggio in un albergo di Cogne, affrontando ogni giorno lunghe marce nella neve per raggiungere la scuola e poi fare ritorno.(2)
Purtroppo, non sono disponibili molte altre informazioni sulla vicenda. Tuttavia, sembra che la maestra abbia resistito, poiché mesi dopo i giornali informavano di alcune attività sportive a cui avevano partecipato gli alunni del villaggio di Epinel con la loro insegnante.
La maestra, infatti, insieme alle colleghe provenienti dalle scuole di Cogne, Crétaz, Valnontey e Gimillan, partecipò in primavera a un’escursione sportiva sul Monte Creya (3.015 m) sopra Cogne, accompagnando i suoi scolari.
Quell’iniziativa ricevette il plauso dell stampa locale.(3)
Pochi anni dopo, nel 1932, moriva Marie Clémène Rey, nata nel 1854.
Aveva 79 anni e per 33 fu maestra di scuola nel suo villaggio, Epinel.
Come riportava il giornale La Revue Diocesaine d’Aoste
dell’11 maggio, la donna - cette humble enseignante
- lavorava 7/8 ore al giorno in classe, “insistendo in modo particolare sull’insegnamento del catechismo”; elle a donc droit à un souvenir reconnaissant. Paix à cette âme si dévouée!
L’ancienne maîtresse d’école
veniva giustamente elogiata per essersi dedicata per così tanto tempo e con tanto sacrificio all’istruzione dei giovani.
Nel 1897, Marie Clémène aveva sposato il vedovo Ange Séraphin Perrod, un anno più giovane di lei, ma che l’aveva lasciata vedova nel 1922. L’uomo, considerato una sorta di medico erborista, aveva precedentemente sposato Marie Mélanie Burland (1855-1892) nel 1881, dalla quale aveva avuto diversi figli.(4)
Storie di villaggio, storie del mondo...
(1) Le Pays d’Aoste, 9 gennaio 1920. (2) La Doire, 16 gennaio 1920. (3) La Doire, 8 aprile 1921; Le Duché d’Aoste, 13 aprile 1921. (4) A. Burland, Familles de la Communauté de Cogne, Bibliothèque Communale de Cogne, n. 26, La Famille Perrod, p. 69 e n. 27, La Famille Rey, p. 32.