Una premessa è d’obbligo
Il testo che segue in nessun modo vuole entrare nel merito dei cambiamenti climatici. E’ una semplice critica ai modi di dire quali “non è mai successo prima” e all’uso di espressioni sensazionalistiche come “lampione killer”, “valanga assassina”, ecc... Crediamo, al contrario, che ogni tema debba essere analizzato e divulgato con i giusti toni e con la scientificità necessaria ad affrontare temi delicati quali i cambiamenti climatici, le loro cause e conseguenze.
Per urlare e dare giudizi a caso ci sono già certi leoni da tastiera che imperversano ovunque...
Le parole hanno un peso...
I mezzi d’informazione utilizzano spesso l’espressione “bomba d’acqua” per indicare un nubifragio. Per un certo giornalismo, infatti, è diventata una sorta di moda quella di utilizzare termini sensazionalistici per diffondere una qualsiasi notizia.
Nella fattispecie, la cosiddetta “bomba d’acqua” non è una locuzione tipica di questi anni, ma un modo di dire molto più antico. In Valle d’Aosta, per esempio, è già riscontrabile fin dalla metà dell’Ottocento nella forma di
sac d’eau; sebbene “sacca” d’acqua sia un po’ più attenuato rispetto a “bomba”, un termine chiaramente volto a indurre in chi legge la sensazione di qualcosa di molto violento.
Sul giornale Feuille d’Aoste
del 4 agosto 1869, per esempio, si legge: Lundi matin, vers les cinqu heures, une pluie torrentielle, soit un sac d’eau, chargée de grêle, est tombée sur la colline septentrionale et sur la ville d’Aoste. Ce déluge a duré environ dix minutes. Dans ce court espace de temps, la place Charles-Albert a été transformée en un lac. Des torrents d’eau coulaient dans toutes les rues de la ville.
Non si tratta di eventi che, come sostiene qualcuno, un tempo capitavano ogni decina di anni mentre oggi invece sarebbero molto più ravvicinati, frequenti e più violenti.
Sfogliando i giornali valdostani del passato i sac d’eau
citati non appaiono così eccezionali ed infrequenti, anzi. I più rappresentativi e raccontati dalla stampa sono i seguenti:
- 1868 (Donnas; danni valutati in tutto il comune: 80.000 lire);
- 1869 (Gressan: les pertes sont considérables; Aosta e collina: La vendange est perdue);
- 1871 (Quart: a produit un éboulement affreux; Nus: Le petit quartier de la Planta a reçu tout son choc; Roisan, ecc..);
- 1887 (Valpelline: jadis si riante...);
- 1893 (Fénis: un violent sad d’eau
(...) il n’a duré que quelques instants, mais les dégats causés aux campagnes et aux maisons sont graves); Saint-Vincent: La terreur a été grande
(...) Heureusement cette pluie diluvienne n’a duré que quelques instants; sinon on ne sait pas ce que serait devenu le bourg de St-Vincent); Saint-Dénis (La pluie torrentielle - le sac d’eau si l’on veut...).
- 1897 (Bosses: un cyclone
(...) un sac d’eau
(...) on compte 1200 ruisseaux...); Ollomont, Saint-Pierre;
- 1900 (Aosta, Quart, Fénis, Saint-Dénis, Torgnon, Chambave: plusieurs vignes d’Aoste sont changées en ravins...);
E ancora: 1905, 1906, 1909, 1910, 1914, ecc...
Il termine sac d’eau
si trova ancora utilizzato nel 1952, poi la prevalenza dell’italiano lo trasforma in altre parole fino ad arrivare al “bomba d’acqua” utilizzato nei media di oggi.
Ad ogni buon conto, è curioso che anche allora il racconto di questi eventi si accompagnava all’immancabile considerazione che ... jamais de mémoire d’homme on avait vu de si grands désastres
(Le Duché d’Aoste, 21 luglio 1897).
Nell’analizzare i fenomeni che accadono intorno a noi con equilibrio e raziocinio, dovremmo forse ricordarci bene che, al di là di tutto, la “memoria d’uomo” è spesso molto più corta di quanto vorremmo...
Per capire meglio ciò che accade intorno a noi, quindi, non dovremmo mai dimenticare anche di quanto accaduto nel passato, tenendo bene a mente che la vita umana (e la memoria) ha una durata esiziale rispetto a quella del pianeta che ci ospita.