L’osservatorio meteorologico “dei due re” a Cogne
Oltre sei secoli e mezzo di storia avevano attraversato le mura del castello di Cogne quando, verso la metà dell’Ottocento, in molti pensavano che fosse oramai giunta la sua fine. Da molto tempo, infatti, il maniero veniva definito chateau ruiné
e l’intenzione di alcuni era quella di demolirlo.
Fino a quell’epoca la struttura ricadeva nelle proprietà del vescovo di Aosta. Quest’ultimo, in qualità di Conte di Cogne, se ne serviva quando saliva in paese almeno una volta all’anno per amministrare la giustizia o per svolgere le funzioni legate al suo ruolo spirituale; ma oramai il suo potere temporale era cessato...
Fu così che, finalmente, il 16 aprile 1844 monsignor André Jourdain (1780-1859) cedette il castello alla parrocchia e - grazie all’interessamento del curato Pierre-Balthazard Chamonin (1804-1895) - i suoi spazi furono resi abitabili e adibiti a diversi scopi; perfino ad alloggiamenti per turisti e per privati.
L’ultimo piano della cosiddetta Tour de Cogne, dal novembre 1865 fu occupato da Jean-Pierre Carrel (1826-1908), rettore della parrocchia di Cogne, spazio presso cui egli costruì à ses frais(1)
il primo osservatorio meteorologico alpino.(2)
La struttura fu subito messa in contatto con il celebre osservatorio del Real Collegio di Moncalieri (Torino) diretto da Padre Francesco Denza (poi direttore della Specola Vaticana) e con altri in tutta Italia.
Presto, però, arrivò il giorno in cui il castello, in virtù della legge Siccardi, fu incamerato nel demanio dello Stato. Fu messo all’asta nel 1867, ma fortunatamente rimase invenduto.
A qualcuno venne allora in mente d’interessare direttamente il re. Sua Maestà, che da qualche tempo frequentava la vallata per le sue battute di caccia, poteva anche essere interessato ad avere una dimora in loco.
Vittorio Emanuele II di Savoia accettò di buon grado quella proposta e il 22 luglio 1873 acquistò il castello; il 1° agosto 1874 egli entrò per la prima volta nella sua nuova palazzina reale di caccia.(3)
In quel frangente, però, “il rettore Carrel ricevette l’ordine di smontare il suo osservatorio e di sloggiare”.(4)
Per far sì che le osservazioni non venissero interrotte, il rettore si arrangiò e installò temporaneamente i suoi strumenti nel fienile della sua abitazione e ciò in attesa di tempi migliori; purtroppo, durante il trasloco diversi meccanismi furono danneggiati e altri persero la loro precisione.
Il giornale che segnalava tale notizia, osservò come fosse bien pénible de devoir dire que les observations de la science cessaient à Cogne à cause du roi, ma che forse era più giusto dire che Sua Maestà ignorava lo stato dei fatti. Non a caso, una volta informato, Vittorio Emanuele II convocò Carrel e gli elargì 1.000 lire pour établir convenablement l’observatoire dans sa propre maison et daigna donner les encouragements les plus flatteurs pour la continuation des études importantes de la météorologie dans les montagnes.
Fu a quel punto che l’abbé
Carrel propose de doter son observatoire restauré du nom de Victor-Emmanuel. L’idea si dovette arrestare presto, tenuto conto che purtroppo Sua Maestà morì il 9 gennaio 1878.
Qualche anno dopo il nuovo re elargì 3.000 lire in favore dell’Osservatorio Meteorologico di Cogne, diretto dall’abate Carrel(5)
il quale, secondo la Feuille d’Aoste
del 7 settembre 1881, pregò il monarca di accettarne la dedica: Cet observatoire, une fois construit, portera donc le nom d’Humbert I.
Così come presentato nel 1884 all’Esposizione Generale Italiana a Torino, Carrel (Direttore dell’Osservatorio meteorologico Umberto I) era risoluto alla costruzione ed adattamento di locale per l’Osservatorio meteorologico, con sala di Museo di Storia naturale alpina del Capo-luogo di Cogne.(6)
Dopo 25 anni di raccolta dati, Carrel scese ad Aosta presso cui si occupò dell’Osservatorio di Sant’Orso dal 1890 al 1907.
(1) Feuille d’Aoste, 16 settembre 1874. (2) M. Cuaz,
Valle d’Aosta. Storia di un’immagine, p. 147. (3) L.-F. Savin,
Notes chronologiques sur Cogne, in
Le Val de Cogne
di P. Malvezzi, p. 233. (4)
Feuille d’Aoste, 16 settembre 1874. (5)
Gazzetta del Popolo, 18 agosto 1881. (6)
L’Esposizione Generale Italiana in Torino nel 1884, Catalogo Ufficiale, p. 49.