Misteriose e affascinanti scarabattole
La parola scarabattola
non è molto nota.
In sostanza, si riferisce ad una teca, una sorta di edicola a vetri, la cui struttura è generalmente fatta in legno. Un tempo, la scarabattola veniva utilizzata per conservare ed esporre una raffigurazione sacra da venerare.
Aosta aveva alcune di queste testimonianze, anche al di fuori degli edifici religiosi. Due di esse, una ancora visibile, erano tra le più celebri; tuttavia, la loro storia è stata persa quasi del tutto.
Passando lungo via De Tillier, si può ancora vedere l’opera superstite. Si trova esattamente sopra il numero civico nove, in facciata tra due finestre. Si tratta di “Nostra Signora della Pietà”, citata nella prima metà del Settecento da De Tillier con il nome di Notre-Dame de l’hospital des pretres.(1)
La statua era stata scelta per proteggere l’ospedale De Columpnis costruito all’inizio del Duecento e frequentato soprattutto da infermi e religiosi. Dopo la chiusura del servizio nel 1791, il complesso fu venduto dal vescovo di Aosta al protomedico ducale Louis-César Forré. Da allora, lo stabile passò ad altri proprietari come i Gallesio, il farmacista Colli Lanzi (che lo rifece nel 1906),(2)
i Montegrandi, ecc...
La statua attualmente presente è stata collocata solo negli anni ‘60 del secolo scorso, in sostituzione dell’opera lignea originale risalente al XIV secolo.(3)
Aosta aveva un’altra scarabattola, di cui si sa molto poco. Fortunatamente, la sua presenza ci viene restituita, ad esempio, da un antico quadro di Federico Ashton (1836-1904) intitolato L’Arco di Augusto ad Aosta, datato al 1868,(4)
e da alcune rare fotografie scattate alcuni decenni dopo.(5)
La teca rettangolare era esposta all’interno dell’Arco di Augusto, poco sopra il piedritto meridionale dove si innesta la volta del monumento. L’opera era dotata di un cappello sul quale era inciso un simbolo, una data e alcune frasi suddivise su tre righe. Ave Maria
sembra essere una di queste.
Dietro le due ante di vetro, come si può dedurre da una foto, sembra di scorgere un’immagine della Madonna e, forse, altre scene.
Secondo alcuni scritti, nel 1738 il monumento ospitava una Inscription à l’Arc de triomphe
relative à la niche de N D de Pitié
placée par Derriard. Forse si tratta di Blaise-Jacinte Derriard, che ricoprì una delle cariche di Sindaco di Aosta dal 1734 al 1736.(7)
Nulla esclude che la niche citata possa essere la scarabattola in questione.
Comunque, nel 1881 il Comune di Aosta chiese al ministro della Pubblica Istruzione il permesso di rimuovere la boite à “ex-voto”
che avrebbe rovinato l’estetica del monumento.(8)
Tuttavia, una foto del 1885 mostra chiaramente che l’opera lignea era ancora al suo posto quell’anno.
La sua rimozione avvenne certamente poco dopo, probabilmente entro il 1912, quando fu organizzata una importante campagna di restauro dell’Arco d’Augusto.
Ma che fine ha fatto la scarabattola? Bella domanda...
Immagine di copertina: F. Ashton, L’Arco di Augusto ad Aosta
(1868); foto archivio Mauro Caniggia Nicolotti.
Immagine sotto: la scarabattola: particolare di una foto dell'Arco; foto archivio Mauro Caniggia Nicolotti.
(1) J.-B. De Tillier, Nobiliaire du Duché d’Aoste, p. 443. (2)
Jacques Bonhomme, 12 ottobre 1906. (3) L. Colliard,
Vecchia Aosta, p. 56. (4) Il dipinto è conservato ed esposto al castello Gamba di Châtillon (Valle d’Aosta). (5) Conservo un originale di una di queste rare immagini. (6) Biblioteca dell’Archivio del Seminario Maggiore di Aosta,
Fondo Gal Duc, XCIV, B, 44. (7) J.-B. De Tillier,
Historique de la Vallée d’Aoste, p. 539. (8)
Feuille d’Aoste, 8 febbraio 1882.