“Non vogliamo in piazza la statua dell’Alpino”
In realtà il titolo avrebbe potuto anche essere: “Non spostate dalla piazza la statua del dottor Cerise”.
Nel 1924, infatti, l’intenzione era quella di spostare il monumento, presente fin dal 1872,(1)
per sostituirlo con un altro dedicato ai soldati caduti durante la Prima guerra mondiale.
“La statua del dottor Cerise verrà quindi spostata, e il termine è perfettamente appropriato, poiché lascerà il suo posto (...) e sarà sostituita dal monumento ai soldati valdostani.” Cela nous “fait drôle”, commentava il giornale che aveva pubblicato quelle parole.(2)
“Era strano”, perché il dottor Cerise veniva considerato un simbolo per tutti: un ottimo valdostano ed un benefattore; “e quando si è a conoscenza di tutto ciò, ci si dispiace per tale spostamento”. Il ragionamento del periodico era corretto:... quando “si è a conoscenza”, ma già nel 1901, si diceva che neuf fois sur dix
i cittadini di Aosta, alla domanda su chi fosse Cerise, “alzano le spalle e dichiarano di non sapere niente”, figuriamoci nel 1924.(3)
Molte cose, dunque, erano cambiate dal lontano 1872, quando un giornale affermava che per quanto riguardava il ricordo del dottore si trattava di un vero culto, un culte hors ligne qui, à l’époque actuelle, ne souffre pas de comparaison dans cette ville.(4)
Non ci fu nulla da fare; il monumento Cerise subì l’ostracismo dei tempi moderni che non si preoccupano troppo di ciò che è stato in qualche modo sacro per i nostri padri.
Un bel giorno fu sbullonato dal suo modesto piedistallo e confinato in un angolo dei giardini pubblici vicino alla stazione ferroviaria. “Se alla fine gli è stato riservato un posto adeguato in questo sito, lo si deve al corpo medico di Aosta che, attraverso un sentimento di solidarietà professionale, ha sostenuto con successo la sua causa”;(5)
sempre secondo la cronaca, infatti, il monumento doveva essere posizionato invece vers l’Hôpital Mauricien. Ce déplacement choque les vieux Valdôtains qui ne manqueront de protester. Voyons, la Place est bien assez vaste pour accueillir un nouveau monument!(6)
A tale proposito, un cittadino scrisse a un giornale che “lo spostamento fatto subire al monumento m’a produit l’effet d’une injure posthume, tanto che i motivi di tale trasloco mi sono sembrati altrettanto giustificati come quelli che si potrebbero inventare per trasportare l’Arco d’Augusto, la Porta Pretoria e il Teatro romano ai giardini pubblici affinché il turista, scendendo alla stazione ferroviaria, possa abbracciare, con un solo colpo d’occhio, le antichità de notre bonne ville. Quando accadrà questo sconvolgimento? Perdonatemi: penso che più di un valdostano aura été aussi froissé que le soussigné.”(7)
Un ex-soldato valdostano, invece, scrisse a un giornale locale il suo ”sincère souhait et le vif désir que cette idée, que, je trouve malheureuse, ne se rélisera jamais!
“Volete assolutamente posizionare il monumento al Soldato au sommet central de la Place Charles-Albert, en face du grand balcon de l’Hôtel-de-Ville? Soit!
Ebbene, non avete che a trasportare quelques mètres plus bas
il monumento del dottore, en face du Bureau de poste, faisant symétrie avec le petit balcon de l’Hôtel-de-Ville”.(8)
Queste e tante altre proteste non furono ascoltate e la statua del dottor Cerise lasciò il posto a quella dell’Alpino. Fu, come anticipato, sistemata nei giardini Lussu, poco distante dalla Tour de Pailleron e all’ombra di quella del Re cacciatore.
Aveva ragione l’ex-soldato: piazza Chanoux è così grande che poteva ospitare entrambi i monumenti. Tuttavia, le ragioni dello spostamento erano altre...
Il dottor Cerise era un fiero difensore della lingua francese, il che risultava discorde per un certo numero di persone durante quegli anni in cui il fascismo stava prendendo piede. Non a caso, si scatenò una diatriba su quale lingua (francese, italiana o entrambe) dovesse essere utilizzata nell’iscrizione del monumento ai caduti; si pensò persino al latino per evitare “problemi”...
Alla fine, “vinsero” tutti... o nessuno.(9)
Certamente, l’identità valdostana non fu vittoriosa, e fu colpita mortalmente senza che molti nel tempo se ne rendessero conto. Si può notare ciò a partire dallo stemma del Comune di Aosta posizionato ai piedi del monumento, sopra il quale campeggia ancora il simbolo del fascio...
(1) La statua fu inaugurata l’8 settembre 1872. L’Echo du Val d’Aoste, 13 settembre 1872. (2) La Vallée d’Aoste, 2 agosto 1924. (3) Jacques Bonhomme, 6 settembre 1901. (4) L’Echo du Val d’Aoste, 20 settembre 1872. (5) Le Duché d’Aoste, 1° ottobre 1924. (6) Le Mont-Blanc, 8 agosto 1924. (7) Le Mont-Blanc, 17 ottobre 1924. (8) Lato ovest: A’ la gloire du Soldat Valdôtain; lato sud: edomitis patriam repetentes hostibus urbem augusta alpinos excipit alta suos; lato est: (...) ma, se la guerra l’Alpe minacci e su’ due mari tuoni, alto, o fratelli, i cuori! alto le insegne e le memorie! avanti, avanti, o Italia nuova ed antica. (versi tratti dalla poesia Bicocca di San Giacomo, in Rime e ritmi, G. Carducci).