Bastava alzare gli occhi al cielo e, a volte, essere pure vigili...
Quando nei cieli non volavano gli aerei, bensì...
Quante volte, alzando lo sguardo verso il cielo - sia di notte, sia di giorno - vediamo passare sopra di noi qualche aereo? Dipende dalla zona, ovvio, ma certamente se ne notano parecchi.
Quando gli aeroplani erano ancora in fase del tutto sperimentale - cioè prima della Grande Guerra - non è che il cielo non fosse solcato da qualche tipo di velivolo... Al contrario. Diversi modelli di aerostato, per esempio, facevano ogni tanto capolino anche tra le nostre montagne e le cronache valdostane ne registravano i passaggi. Anzi, nel 1898 il giornale
Le Duché d’Aoste
informava i valdostani che se per caso capitava loro di essere testimoni della caduta di qualche pallone aerostatico, di avvisare subito le autorità locali; ben altro scrivevano, invece, dalla Svizzera, dove qualche contadino aveva accolto addirittura a colpi di fucile un pallone del genio militare, obbligando gli occupanti a compiere pericolose peripezie per salvarsi.(1)
Uno dei padri di questo tipo di macchine volanti, cioè sia dei dirigibili, sia degli aeroplani, fu Alberto Santos-Dumont (1873-1932), un ingegnere brasiliano. Un progettista che ad un certo punto ebbe anche a che fare con la Valle d’Aosta. Già, perché il famoso aeronauta sud americano nell'estate del 1902 aveva tutte le intenzioni di attraversare le Alpi. Partendo da Chamonix, aveva in programma di giungere in Valle d’Aosta passando dalla Val Vény. Il giornale Le Mont-Blanc
dell’11 aprile di quell'anno - in maniera quasi divertita - si chiedeva come gli abitanti di Courmayeur e di La Thuile - che erano ormai abituati a vedere arrivare i viaggiatori con qualsiasi mezzo - avrebbero reagito vedendo arrivare dei visitatori dal cielo.
Qualcosa, però, andò storto e l’ardito perfezionatore dei palloni areostatici dirigibili
fu costretto a rinunciare all’impresa e a ritornare in America dove poter continuare le sue sperimentazioni.(2)
Il giornale
Le Duché d’Aoste
del 16 aprile 1902 ebbe modo di far notare che l’ingegnere
il
ne paraît donc pas disposé à partir de Chamonix en ballon pour venir prendre un abonnement au “Mont-Blanc”; una maniera piuttosto pungente per canzonare il foglio concorrente che aveva annunciato la possibile impresa dell’ingegnere.
Considerati i nuovi miglioramenti applicati ai dirigibili, qualcuno per esempio si chiedeva:
quand irons nous à Cogne en ballon?(3) Non era una domanda strana, quella, considerato il fatto che i cieli valdostani venivano oramai solcati da tali mezzi.
Gli obiettivi dei loro viaggi erano diversi. Nella vicina Zermatt, per esempio, vi era il capitano Spelterini che nei primi del Novecento, si faceva segnalare per le sue traversate. Viaggiava con il suo mezzo,
Stella, alto 18 metri e pesante ben 1700 chili (compresi passeggeri, strumenti e pesi).
Ma vi erano anche numerosi palloni sonda che attraversavano con frequenza i cieli. Il 5 settembre 1907, verso le 10 del mattino, su quello di Issime cominciò ad essere percettibile un puntino che diventava sempre più grosso. Era proprio una sonda - che poi si rivelò essere alta 6 metri e 4 di diametro - che si avvicinava sempre più a terra. Il
ballon
precipitò nei pressi dell’alpeggio di Carisé; il caso volle che colà si trovasse il sindaco il quale vide il pallone schiantarsi poco lontano da lui. L’uomo esaminò il paniere e vi trovò un contenitore con all’interno una scatolina, poi un sacco vuoto e una lettera che riportava una intestazione:
Observatoire météorologique, dynamique (Seine et Oise) Trappes. Il contenuto della missiva raccomandava di non toccare la scatolina e di telegrafare al più presto all’osservatorio parigino fornendo tutte le indicazioni e le circostanze del ritrovamento. La cosa fu fatta e per tutta risposta il direttore dell’Istituto chiese che gli venisse spedito il tutto.(4)
Ma i voli erano anche di ben altro tipo. L’estate successiva, infatti, un dirigibile attraversò da sud-est a nord-ovest la Valle. Volava a 2.000 metri di altitudine e mentre occhialini e telescopi si stavano per concentrarare su quel curioso passaggio, il velivolo scomparve dietro la punta Chaligne (2.608 m) sopra Aosta. Un paio di mesi dopo, fu ancora la volta dell’aviatore Spelterini, ma in questa occasione in “sella” di
Sirius. L’ufficiale attraversò le Alpi svizzere e atterrò presso un pascolo di Brusson; secondo le cronache, il capitano ebbe modo di scattare numerose fotografie.(5)
Il 12 agosto 1910, invece, un gruppo di escursionisti che si trovava nei pressi della zona posta tra il col Tsasèche e il Pic de la Trombe, cioè sulle sommità di Epinel (Cogne), vide spuntare sopra il Mont-Emilius (3.559 m) un dirigibile. Il velivolo procedeva verso la Tour-du-Grand-Saint-Pierre (3.692 m) e, considerata la vastità dell’orizzonte, fu osservato volare verso il Piemonte per almeno tre quarti d’ora.
Un giornalista si chiedeva da dove provenisse il mezzo e chi fossero gli hardis aéronautes
che ebbero modo di viaggiare tra le Alpi Pennine e quelle Graie.
Chi erano?
Si trattava ancora una volta del celebre Spelterini, che assieme a due amici era partito sempre con la sua Sirius
da Mürren (Lauterbrunnen, Berna) alla volta di Torino; ma, a causa del vento, dovette atterrare nella Valle di Lanzo.(6)
Presto tra i dirigibili diventò famoso il modello Zeppelin, ma com'è evidente il tutto fu soppiantato di lì a poco dall'aereoplano.
(1) ) Jacques Bonhomme, 5 settembre 1902. (2) Cosmos, 12 aprile 1902. (3) Jacques Bonhomme, 3 luglio 1903. (4) Le Duché d’Aoste, 11 settembre 1907. (5) ) Le Duché d’Aoste, 16 settembre 1908. (6) Le Duché d’Aoste, 24 agosto 1910.