Mettere un po' in ordine una storia vecchia...
Tarabouc di Cogne: storia o leggenda?
A metà Ottocento, la ricca miniera di ferro di Cogne attirò un certo interesse anche da fuori Valle d’Aosta. Questo fatto non poteva che creare malumori tra gli abitanti del luogo, interessati a non subire intromissioni dall’esterno.
Secondo la tradizione, quando nel 1854 il governo Sardo concesse a dei forestieri lo sfruttamento del filone di Larcinaz, alcuni
cogneins
si rivoltarono.
Nottetempo, sempre seguendo il racconto, i congiurati salirono alla miniera (1.899 m) e bruciarono tutte le slitte per il trasporto del minerale; poi danneggiarono anche un lungo tratto del percorso che saliva fino al giacimento. Da Cogne, pur vedendo le alte fiamme provenire dalla miniera, nessuno si mosse. Per quanto qualche
agent
della Società mineraria tentò di intervenire, nulla poté. La ditta denunciò il fatto alla magistratura di Aosta che, credendo in una rivolta, fece salire a Cogne tutti i carabinieri possibili e due compagnie di bersaglieri.
Il giudice istruttore, convocò e interrogò i numerosi sospettati (la maggior parte abitanti del villaggio di Gimillan) i quali rivelarono tutti che l’autore del crimine era stato il “Becquet de Tarabouc”. “Becquet”, nel patois di Cogne, significa “diavolo” e Tarabouc, invece, è il luogo dove si trova ancora oggi una cappella dedicata a San Bernardo di Aosta; sito che si trova lungo la strada che da Cogne sale fino ai 1.787 metri di altitudine di Gimillan.
Non comprendendo il dialetto locale, gli inquirenti pensarono ad un capo banda. Insomma, i soldati condotti alla chiesetta irruppero credendo di trovarvi asserragliato il malvivente e invece videro solo la statua di San Bernardo con incatenato il “becquet”.
Un’ora dopo, giudice e militi sarebbero già stati sulla strada di ritorno, scornati dai
cogneins
che, così facendo, avevano ottenuto la loro vittoria.
Il fatto di Tarabouc non è rintracciabile, però, tra le pagine della stampa locale o di quella internazionale.
Se di fatto reale si tratta, forse è frutto della sovrapposizione di più eventi. In ordine. Quanto scrisse il dottor César-Emmanuel Grappein di Cogne (1772-1855), che nel 1853 lamentava il fatto secondo cui il sindaco avrebbe venduto segretamente il filone di Larcinaz, asserendo che Cogne sera à plaindre, il faut s'attendre à la corruption des moeurs, à des vols incessants et à des batailles sanglantes, etc.(1) A questo, potrebbe magari aggiungersi anche il fatto che il 12 aprile di quello stesso anno i componenti del tribunale di Aosta, l'Avvocato fiscale, il suo vice, il giudice istruttore, il commis greffier
e l'huissier erano saliti fino a Cogne per prendere informazioni su di un furto commesso da un gruppetto di cogneins
che, due giorni prima, erano stati arrestati da cinque carabinieri; (2) fatto che, però, nulla aveva a che fare con la miniera.
L'unica traccia "ufficiale" di un qualcosa legato alla diceria, si trova in una cronaca del 1865. A quell'anno, infatti, risale un lungo rapporto storico sulle miniere di Cogne, relazione che durante l'estate fu pubblicata a puntate su di un giornale valdostano. In un passaggio si legge che nel 1854, allorché la Società delle Ferriere dell'Alta Valle si era offerta di affittare le miniere, la seule nouvelle de cette proposition excita, dit-on, la révolte du village, et la "Junte" municipale dut refuser l'offre, alléguant pour principal motif le danger que courrait le pays sous le rapport de la morale et de la sûreté publique si on y introduisait des éléments étrangers.(3)
Nel 1854, dunque, qualcosa magari dovette accadere.
Comunque sia, per quanto riguarda la questione dei bersaglieri, vi è da notare quantomeno che in Valle d’Aosta in quel momento erano presenti - come vuole la tradizione - proprio due compagnie di bersaglieri: la prima era attestata presso il presidio del forte di Bard, la seconda era di stanza ad Aosta. I militari lasciarono, però, la Valle d’Aosta per recarsi a Genova e poi imbarcarsi verso l’Oriente; erano stati mandati in guerra in Crimea. La Feuille d’Aoste, che ne dava notizia il 29 marzo 1855, informava che i soldati partivano samedi prochain
lasciando il ricordo della loro sévère discipline et leur admirable conduite dans les derniers incendies qui ont désolé notre ville.
... "incendi che avevano colpito Aosta"... Nulla più.
(1) C.-E. Grappein, Mon testament: 1828-1855, César Emmanuel Grappein; a cura di G. Vassoney, Archivio storico dell'Associazione dei Musei di Cogne, p. 31. (2) Ibidem, p. 37. (3) Feuille d'Aoste, 8 agosto 1865.