Una storia curiosa da Saint-Christophe
Una lettera dal ParadisoLa storia è strana e rasenta il confine tra verità e aneddoto.
Con una
Lettre du Paradis, il giornale
Le Mont-Blanc
del 18 agosto 1911 titolava un trafiletto il cui contenuto - serio - affogava in una esposizione faceta. In realtà, c’era poco da scherzare per i “cari parrocchiani” a cui era rivolto il messaggio. Un certo
Elie
indirizzava, “dal Paradiso”, una informativa o, piuttosto, una delazione. Ai fedeli di Saint-Christophe - Comune che si trova alle porte orientali di Aosta - veniva rivolto un avvertimento la cui sostanza del messaggio andava a toccare il cuore di quei cittadini.
L'enorme statua di San Cristoforo - a cui per secoli essi avevano affidato le loro preghiere per guarire dalle malattie, per chiedere sostegno nella lotta politica e amministrativa, per affrontare i processi, per scongiurare le malattie del bestiame, ecc. - correva pericolo. Ma volendo ricompensare la fede
aveugle
dei parrocchiani - così si esprimeva quell’improvvisato “profeta Elia” tutt’altro che credente sembrerebbe -, il delatore rivelava pubblicamente la minaccia che incombeva sulla statua del santo protettore. L’opera - sosteneva sempre
Elie
- non “si sente affatto bene”, “non si regge in piedi”; “cos’ha?”, chiedeva lo scrivente sornione. “Non saprei dire, dato che qui in Paradiso noi non abbiamo statue”, aggiungeva sempre con tono scanzonato.
“Sorvegliatela, perché è talmente vecchia che potrebbe perdere la ragione; e sbagliandosi di
boutique, al posto di rientrare in chiesa, potrebbe finire in qualche negozio di antichità. E’ vero che potrebbe ritornarvi sotto forma di reliquia, ma se alla vostra statua ci tenete, curatela e, soprattutto, vegliate su di essa.”
Chi fosse quello strano “profeta” e cosa intendesse non è chiaro. Fortunatamente, un qualche soccorso giunge da un racconto e da alcune testimonianze che, seppur un po’ diverse tra loro (benché completari), sembrano tutte convergere su qualcosa di strano accaduto in quei primi anni Dieci.(1)
La sostanza, facendo la media dei racconti, è che la statua - che sembrava poco apprezzata dal parroco - rischiava di fare una brutta fine. Addirittura sembrava pronta per essere venduta per 48.000 lire e, alle minacce del sindaco che la voleva salvare fu, paventato che prima o poi, magari durante la messa, essa sarebbe caduta a terra spaccandosi.
Per la cronaca, nel dicembre di quel 1911 la statua di San Cristoforo - opera lignea risalente ai primi decenni del XV secolo e alta più di tre metri - cadde veramente in terra e si ruppe in 10 pezzi.(2)
Fatto che convinse la parrocchia ad agire subito e, per ovviare all’incidente, in men che non si dica fu ordinata una nuova opera. Fu così, che il primo gennaio 1912 arrivò da Lecce una nuova statua in gesso dipinto.
Tutto molto veloce...
Per quanto di quell'opera la stampa ne decantasse la finezza e la bellezza: (
voilà au moins, une figure, des traits dignes d’un saint!),(3) la popolazione non accettò con la medesima enfasi il nuovo San Cristoforo. Anzi, decise di restaurare come si poteva quello originale che - come sostiene giustamente Bruno Orlandoni è un
vero capolavoro del primo 400 aostano in cui una cultura quasi totalmente popolareggiante si esprime a livelli di tale genialità inventiva da raggiungere e in alcuni casi superare le più raffinate opere della dotta cultura di corte.(4) Tale giudizio (che rende merito alla verità) è ben lontano da quello di allora. Infatti, chi scriveva all'epoca riteneva che i turisti, dopo aver visto la vecchia statua, si sarebbero allontanati subito dalla chiesa scuotendo la testa con disapprovazione e sorridendo per pietà. Insomma, la vera
oeuvre d’art
sarebbe stata solo l’opera nuova in gesso e non quella medievale.
Lo stesso parroco di Saint-Christophe, nel 1923 definiva “magnifica” la statua in gesso, mentre riteneva l’antica statua, posta accanto all’altare maggiore,
tout autre qu’artistique.(5) De gustibus...
La statua medievale di San Cristoforo è stata restaurata nel 2010 e fa ancora bella mostra di sé in chiesa.
(1) Il primo, del 1911, è di Tancredi Tibaldi che lo ha raccolto in Veillées valdôtaines illustrées, gli altri due - risalenti ad un secolo dopo - si leggono in AA.VV., Saint-Christophe, pp. 324/327. (2) Le Messager Valdôtain, pp. 121-122. (3) Le Duché d’Aoste, 10 gennaio 1912. (4) B. Orlandoni, La produzione artistica ad Aosta durante il tardo medioevo, in M. Cuaz (a cura di) Aosta progetto per una storia della città, p. 220. (5) C. De La Pierre, L. Pizzi, R. Bordon, San Cristoforo: iconografia e restauro, nota 37, p. 69 in “Bollettino Soprintendenza per i beni e le attività culturali”, n° 2, 2005-2006.