Il sottile crinale tra verità e leggenda...
Un villaggio scomparso ai piedi del Gran Paradiso
Dove finisce il lungo vallone di Valnontey e s’innalza l’imponente parete del massiccio del Gran Paradiso, i numerosi canali d’acqua alimentati dal circo dei ghiacciai superiori convergono e, unendosi, danno inizio al torrente Valnontey.
Secondo la tradizione, poco più in basso di quella sorta di ramaglia d’acque, proprio là dove si aprono le prime terre fertili, in passato sarebbe esistito un villaggio chiamato
Erfolet.
Ad onor del vero, sembra strano che in mezzo a quelle lande desolate, aspre, invase qua e là da macigni, solcate da ferite di alluvioni e da tracce evidenti di alcune frane, un tempo vi potesse sorgere un centro abitato; a detta della tradizione si sarebbe trattato addirittura di un importante villaggio.
Secondo un documento del 1202 - una delle carte più antiche che raccontano la storia di Cogne - nella zona è segnalata la presenza di un toponimo indicato come
au folare, cioè “presso folare”.(1) Questo, però, non indica in alcun modo se si trattava di un centro abitato; anzi, nei documenti successivi il toponimo si è trasformato come se fosse stato adattato alla riduzione di una sua precedente funzione, qualsiasi essa fosse.
Folare, infatti, può significare diverse cose: stabile per conservare il fieno o mulino per la follatura dei tessuti.
Comunque sia, quello che ci viene restituito dai documenti è che nel 1245 viene citato un prato
au Follays; nel 1346 il toponimo è indicato come
lo folleracey, mentre nel 1423 è censita l’
alpe Foullet.
Se lassù esisteva un villaggio, esso scomparve in quel periodo. Non è possibile stabilire una data precisa ovviamente, ma c’è da tenere conto, per esempio, di un raffreddamento climatico avvenuto tra XII e XIII secolo. Cambiamento che nelle vicinanze di Cogne, per esempio, ha prodotto catastrofi. Intorno al 1200, tra le altre, la piana di Issogne fu invasa dalle acque del torrente Vesey e nel 1213 Châtillon fu distrutta completamente da un’alluvione.
Sta di fatto che da allora i patronimici di alcuni
cogneins
(Acceline, Clavel, Alabreva, Bolfo) che avevano proprietà nella zona e che sono citati nell’atto del 1202 non si trovano più in nessun documento successivo.
Ora, analizzando la geomorfologia della zona, si nota come un fenomeno franoso ha interessato proprio la zona dell’Erfolet. Si tratta di un crollo di limitate dimensioni, ma certamente sufficienti a distruggere un piccolo nucleo abitato. Smottamento dovuto, forse, proprio a fenomeni alluvionali provocati da piogge torrenziali che hanno alimentato a dismisura i canali della zona sia quelli attivi, sia quelli asciutti da tempo.
Secondo altre fonti, il paese sarebbe scomparso nel XVI secolo a causa dell’
inconsulto disboscamento.(2) A detta della narrazione popolare, invece, l’abbandono della zona si sarebbe prodotta solo nel 1680, quando l’Erfolet fu inondato a causa del
débordement du cunil de Patrì.(3)
Comunque sia andata, a questo punto è curioso citare un altro nome che risuona a Cogne per chiamare qualche volta la Valnontey:
Valheureuse
(ossia “valle felice”). Nome che non si trova nei documenti, ma che appartiene solo ad una leggenda che narra la storia di una mucca perduta e poi finalmente ritrovata.
Quell’aggettivo, heureuse, più che la parola “fortuna”, richiamerebbe piuttosto il termine latino ruere
con il significato di “precipitare”, “rovinare”. Insomma, storia e leggenda che in qualche modo s’incontrano nel racconto tradizionale che, a suo modo, ricorda la rovina - nel senso di “crollo”, di “frana” - di cui fu oggetto la vallata... forse ricordando proprio quanto avvenuto all’Erfolet.
(1) Historiae Patriae Monumenta, I, DCCXLIV. (2) Bollettino Club alpino italiano, Società botanica italiana , vol. 9, p. 384, 1875. (3) L.-F. Savin, Notes chronologiques sur Cogne, in P. Malvezzi, Le val de Cogne, p. 227.