Il Vincitore del Monte Bianco
1914: il primo aereo ad Aosta
L’epoca è quella dei primi aeroplani, molti dei quali impegnati fin da subito in qualche sfida aerea estrema. Il protagonista è lo svizzero Agénor Parmelin
(1884-1917). Le sue intenzioni? Sorvolare il Monte Bianco. Quando? Nel 1914... e in inverno.
Impresa ardua la sua e che, effettivamente, sembrò non dover prendere... il volo. Ad Aosta, infatti, un giornale titolava così:
Un aéroplane qui n’arrive pas.(1) Molti valdostani - fu raccontato - restarono delusi nel non vedere giungere il 5 febbraio, come promesso da programma,
le gros oiseau métallique
dal cielo. Insomma, tutti coloro che si aspettavano una serie di acrobazie aeree sui cieli valdostani rimasero delusi; un dispaccio del giorno dopo avvisava che il
raid
Ginevra-Torino era stato rinviato a causa delle avversità atmosferiche: troppa nuvolosità e freddo eccessivo.
Ma Parmelin non era certo uno che si scoraggiava facilmente. Si trattava solo di aspettare che il clima volgesse al meglio.
Finalmente l’11 risultò essere un giorno favorevole per tentare l’impresa. Ed effettivamente fu così: Parmelin partì da Ginevra e giunse ad Aosta in 1 ora e 15 minuti.
L’aereo - che era arrivato a raggiungere i 5.300 metri di altitudine sopra il Monte Bianco (registrando anche una temperatura di -32°) - in territorio valdostano sorvolò Courmayeur e prese la direzione di Aosta. Giunto finalmente sopra la città, Parmelin si diresse poi a Pollein dove virò e ritornò verso il capoluogo.
Intorno alle 15 cercò di atterrare ad occidente del castello di Mont-Fleury.
Toccare terra non fu facile e si rischiò l’incidente. Lo stesso aviatore pensò di finire in Dora:
mais où? Un moment je fus très embarassé et je pensais à descendre carrément dans la Doire.(2)
Comunque sia, l’aereo planò come da manuale, ma la pala dell’elica toccò il suolo, si staccò dal motore e si spezzò a metà. Per fortuna, nulla di più accadde e il mezzo giunse correttamente a terra. L’aviatore, sano e salvo, fu condotto in città in mezzo alle acclamazioni e dove lo aspettava un banchetto serale presso l’Hôtel-de-la-Couronne in piazza.
Fu grande festa e celebrazione.
Parmelin, in seguito, avrebbe dovuto raggiungere Torino, ma ancora una volta il clima lo fermò e, questa volta, l’aviatore rinunciò a continuare.
I valdostani rimasero molto colpiti da quella impresa e con loro lo stesso Parmelin a cui fu riservata un’accoglienza degna di un eroe. Fu così, che egli decise di regalare l’elica spezzata alla sede di Aosta del Club Alpino Italiano:
A côté de l’échelle qui a porté Wimper sur la cime du Cervin, elle perpétuera le souvenir de l’exploit de Parmelin et sera ornement de notre Musée. In Valle, invece, si pensava di offrire al
Vainquer du Mont-Blanc
una medaglia d’oro; si prospettò addirittura di realizzare un monumento o una lapide commemorativa sul luogo dell'atterraggio (magari fatta con il granito del Monte Bianco). Non solo. Il giornale che diede ampio respiro alla notizia, si domandava anche se non fosse stato il caso di lanciare l’idea di un aeròdromo da realizzare ad Aosta...
il serait certainement fréquenté et très utile dans quelques années.(3)
Quell’idea, però, attese ancora tanto tempo prima di essere realizzata, dato che i lavori per la costruzione di un campo di aviazione furono avviati solo nel 1959. L’areoporto trovò spazio alle porte di Aosta - ossia nel territorio del Comune di Saint-Christophe - e fu poi intitolato a Corrado Gex (1932-1966).
(1) Le Duché d’Aoste, 11 febbraio 1914.(2) La Doire, 27 febbraio 1914. (3) Le Duché d’Aoste, 18 febbraio 1914.
* Immagine tratta da La Stampa, 12 febbraio 1914.