Bachi-bouzouks lungo le Alpi
Spulciando le cronache di passaggio tra Ottocento e Novecento sembra che alle frontiere valdostane alcuni doganieri facessero, per così dire, “il bello e il cattivo tempo”.
Dai giornali dell’epoca, infatti, si legge di frequenti fatti incresciosi registrati alle porte d’Italia: incidenti che generarono i reclami di molti che transitavano per di là.
Nel 1887, per esempio, gli abitanti della Valpelline segnalarono come l’attitude tout à fait irrégulière de cette brigade de douaniers
portasse scompiglio nella zona: le loro grida, i rumori molesti notturni, le polemiche, le baruffe in strada e i disordini, turbavano costantemente l’ordine pubblico.
Non solo: le guardie avevano perfino impedito la normale circolazione stradale senza alcun motivo valido. I militi, non contenti delle loro assurde vessazioni, minacciavano - con tanto di spada in pugno - tutti coloro che volevano passare lo stesso, arrivando addirittura a inseguire chi contravveniva a quegli insensati ordini.
Fu così, che il giornale che si occupò del fatto(1)
definì con sprezzo quei militari chiamandoli bachi-bouzouks.(2)
A nulla servirono quelle e altre proteste che giunsero da tous les points de la Vallée.
Abusi ai quali, l’anno successivo, il giornale L’Echo de la Vallée d’Aoste
chiese di porre al più presto rimedio: Il est temps qu’on leur donne un peu de publicité pour mettre le public en garde contre leurs déplorables agissements.(3)
Insomma, accadeva veramente di tutto ai confini valdostani; i maltrattamenti da parte dei doganieri, poi, sembravano quasi aumentare di giorno in giorno.
Il 24 giugno 1905, per esempio, mentre attraversava la valle del Gran San Bernardo, un certo R.C. udì un colpo di pistola e delle grida che gli intimarono: ferma, ferma.
In men che non si dica, due doganieri raggiunsero l’uomo il quale negò di portare con sé articoli di contrabbando. A nulla valse a quel malcapitato dire la verità e declinare le generalità: fu ammanettato.
R.C., spaventato, riuscì però a divincolarsi e a dileguarsi e poi, credendo al peggio per questo suo gesto, si recò dal brigadiere dei carabinieri della stazione di Etroubles e poi scese fino ad Aosta dove chiese udienza al Procuratore del Re, funzionari ai quali spiegò i fatti.
La vittima scrisse infine ad un giornale locale raccontando la sua storia e chiedendo ai responsabili della Guardia di Finanza di vigilare su certi subalterni affinché essi agissero con più accortezza, non facendo più un usage si facile de leurs armes à feu.(4)
Non è confortante sapere che oltre confine le cose non andavano tanto diversamente...
Nell’estate del 1914, infatti, un gruppo di operai italiani provenienti dalla vicina Savoia e intenti ad attraversare il col du Mont per scendere nella Valgrisenche, ebbero una disavventura.
Dieci minuti prima di arrivare alla frontiera con l’Italia furono intercettati dalla gendarmeria francese che ordinò loro: on ne passe pas; cosicché i poveri viaggiatori, carichi dei loro bagagli, furono obbligati a tornare indietro e a fare una deviazione di 60 km per rientrare in Valle d’Aosta dal colle del Piccolo San Bernardo.(5)
Si era ben lontani dal Trattato di Schengen.
(1) L’Echo du Val d’Aoste, 22 aprile 1887. (2) I bachi-bouzouk, o bachibouzouk, erano efferati mercenari dell’Impero Ottomano; generalmente poco disciplinati, venivano impiegati per terrorizzare le popolazioni conquistate. (3) Edizione del 6 gennaio 1888. (4) Le Mont-Blanc, 14 luglio 1905. (6) Le Duché d’Aoste, 12 agosto 1914.