I contrabbandieri scomparsi nella nebbia...
Assieme alle immagini che in passato esaltavano le nostre montagne, tante volte ci sono stati restituiti anche scenari, storie ed aneddoti legati a curiosi turisti, ad abili alpinisti, ad esperti rocciatori, ad intriganti viaggiatori, ad intrepide guide, ad affidabili portatori...
Ma un tempo esisteva anche un’altra figura che, però, non appariva certo nelle fotografie o nei paesaggi alpestri o di genere pastorale, tantomeno nelle cartoline di carattere bucolico.
A chi mi riferisco? A chi i monti li attraversava con ben altri scopi:... i contrabbandieri.
Per questi ultimi e i per loro affari, in Valle d’Aosta ogni valico rappresentava un varco appetibile anche se il col Théodule (3.316 m) - posto tra il Cervino (4.478 m) e il Breithorn (4.165 m) - sembrava essere il preferito.
Ciò essenzialmente per due motivi: arrivando dalla Svizzera, dal colle si poteva raggiungere la conca del Breuil in circa quattro ore di marcia e, in più, la zona era scarsamente presidiata dai doganieri; a ciò si aggiungeva che i trafficanti potevano contare sulla presenza-appoggio del rifugio attivo sul colle fin dal 1852 e adatto ad ospitare i viandanti fin dal 1860.
Tante volte, infatti, le tormente di neve obbligavano i contrabbandieri a restarvi rintanati qualche giorno... villeggiatura obbligata e vissuta nella paura di essere intercettati dai doganieri che potevano passare per di là.
Gli intrepidi trafficanti, insomma, rischiavano in ogni momento la vita per svolgere il loro pericoloso “mestiere”.
Il 9 marzo 1907 fu proprio una di quelle giornate a rischio.
Alla coltre ghiacciata già presente in loco, si aggiunsero 70 centimetri di neve fresca. Raggiungere il col Théodule diventò rischioso e ogni passaggio fu interrotto, a partire dal traffico postale.
I giornali elvetici ed italiani diedero subito tale la notizia, informazione alla quale aggiunsero che erano state perse le tracce di alcuni contrabbandieri italiani... Notizia strana... Qualcuno, forse preoccupato dalle condizioni climatiche aveva rivelato i piani segreti di quegli uomini?
Ma poi, chi erano quegli sventurati?
Que ce soient des valdôtains?, si chiedeva la stampa valdostana.(1)
Si seppe in seguito che quei contrabbandieri erano giunti a Zermatt nel pomeriggio di venerdì 8 marzo à vide
e che erano ripartiti il giorno dopo alle tre del mattino con un carico di pacchi di tabacco.
Dopo appena mezzora di marcia, però, si era scatenata una forte tempesta di neve, ma i tre non si erano fermati affatto.(2) Anzi, a 4 h. on a vu encore leurs falots au lieu dit “Zum Fournis, près “Hermedy”, poi più nulla.
Il giornale La Liberté, che il 16 marzo 1907 ne dava il resoconto, si chiedeva anche se la comitiva era riuscita poi a travalicare: Se sont-ils perdus? Ont-ils pu se réfugier a Kandegg ou au Lac Noir? Nul ne le sait.
Insomma, al di là della loro origine valdostana o vallesana, si pensò subito che i poveretti fossero periti sul ghiacciaio. Il timore era così diffuso che i doganieri italiani, che avevano saputo dalla stampa della scomparsa dei tre contrabbandieri, avevano risalita la strada per il colle ben bardati e con tutto il necessario per il salvataggio. Ma a nulla valsero le ricerche.
Poi, la sorpresa...
Dopo qualche giorno, uno dei contrabbandieri riuscì a tornare a Zermatt presso cui svelò a qualcuno che anche i suoi due compagni erano sani e salvi.
La Liberté
di Friburgo, che aveva intuito cosa doveva essere successo, ebbe a dichiarare che i malfattori, dopo aver liquidato tutta la loro merce, si trovavano oramai al caldo... a ridere di quell’avventura...(3)
Storie di contrabbando...
(1)
Jacques Bonhomme, 22 marzo 1907. (2) La Liberté, 11 marzo 1907. (3) Le Duché d’Aoste, 10 aprile 1907.