Il cimitero “centrale” di Aosta
La notizia era davvero da prima pagina.
Correva l’anno 1893 e il Consiglio Comunale di Aosta, nella seduta del 24 febbraio, decise di far costruire un nuovo e unico cimitero.
L’idea era buona e giusta, ma il sito scelto - invece - assolutamente sbagliato poiché risultava troppo vicino al centro cittadino.
Si trattava, infatti, del luogo detto La Grande-Echelle. Località che all’epoca faceva (ma anche oggi lo farebbe) strabuzzare gli occhi a tanti aostani. Il quadrilatero in questione - posto a sud del Centro Saint-Benin, tra la stazione ferroviaria e il Castello di Bramafam - è oggi attraversato da via Carducci; in più, nel bel mezzo di quell’area, all'epoca si apriva la strada collegata a uno snodo viario importante quale era - ed è ancora così - il Pont-Suaz. Non a caso, come affermò un giornale dell’epoca,
cette délibération excite des murmures dans toute la population.(1)
Il foglio, in attesa che si calmassero le acque, raccolse tra i cittadini le varie remore in proposito e le sintetizzò.
Alcuni si chiedevano - considerato che il nuovo cimitero prevedeva una spesa importante - per quale ragione l’Amministrazione non impiegasse prioritariamente tali risorse per pagare i debiti fino ad allora contratti e anche per sgravare i contribuenti dai gravosi e tanti balzelli a cui erano sottoposti.
Altri, invece, chiedevano di impegnare quei denari per differenti servizi alla comunità: “il Consiglio ha la mania delle grandi opere?” Eh bien! qu’il accomplisse de grandes oeuvres, s’il le veut; mais au moins des oeuvres utiles aux vivants.
La città aveva, effettivamente, bisogno di un riordino: abbattimento di alcune strutture fatiscenti e ingombranti, rettifiche e prolungamenti stradali, circonvallazioni, costruzione della strada per Arpuilles (si souvent promise et toujours renvoyée aux kalendes grecques), ecc.
Invece, secondo alcune malelingue, l’ordine di costruzione del cimitero sarebbe arrivato dritto dal governo italiano che, con il pretesto dell’igiene e della salute pubblica - ma fidèle aux ordres maçonniques
- intendeva schiacciare i popoli per meglio assoggettarli; per fare ciò avrebbe inviato ad Aosta ses plus fins limiers
(“fini segugi”, n.d.a.) utili a reprimere lo spirito refrattario dei valdostani.
Però - aggiungeva il giornalista che si era occupato della vicenda - quei “fini” agenti governativi non dovevano essere proprio tali se si nascondevano dietro al pretesto dell’igiene pubblica: “Trovi il governo, se riesce, dieci città che hanno i loro cimiteri così vicini al centro abitato”.
Un altro gruppo di contestatori ancora più polemici, infine, assicurava che avrebbe rammentato bene i nominativi di quei consiglieri che avevano votato la delibera e ciò al fine de nous les rappeler à l’avenir...
Con una certa dose di ironia, il giornale soggiungeva come, malgrado ogni considerazione, la preoccupazione era soprattutto quella di creare imbarazzo con i tanti turisti che giungevano ad Aosta.
Siccome i progettisti avrebbero ritenuto “tale affluenza malsana e poco utile ai portafogli dei valdostani” - sempre a dire del foglio - essi volevano smorzare il turismo; per questa ragione trovavano giusto ipotizzare il cimitero in prossimità della stazione ferroviaria e poi, magari, ... metterci anche un bel cartello su cui scrivere: Champ des morts. “A tale vista i villeggianti se ne sarebbero andati via in tutta fretta!”
Il progetto, non andò oltre e si prospettò piuttosto per un possibile ampliamento.
Successivamente un nuovo cimitero fu costruito fuori dal cento urbano, luogo in cui si trova ancora oggi, cioè lungo viale Piccolo San Bernardo e al confine con il Comune di Sarre.
Il camposanto fu benedetto dal vescovo il 6 novembre 1930.
(1) Feuille d’Aoste, 8 marzo 1893.