La Liberazione va celebrata come il ricordo della fine della guerra e delle dittature folli, violente e razziste che con essa sono state fortunatamente fermate. Oggi, ogni tipo di altra interpretazione è pura strumentalizzazione.
Ne approfitto, allora, per ricordare quella fine aprile con questa storia breve ed inedita; tralascio però - giustificato dal tipo di racconto - l’azione di quegli uomini e di quelle donne che furono i veri liberatori:
i partigiani.
Liberarono Aosta il 28 aprile 1945...
Quando gli Alleati vietarono la Valle d’Aosta
Questa storia è complessa
(1) e, per quanto sia trascorso molto tempo dagli eventi, tanti fatti sono ancora da chiarire.
Il riferimento è al periodo della Liberazione, momento delicato per il destino della Valle d’Aosta.
Ma veniamo al soggetto specifico.
Fin dagli inizi del 1944, da Radio Algeri, il governo provvisorio francese aveva dichiarato il suo interesse sulla Valle d’Aosta; e in ottica annessionistica alcuni esponenti della politica valdostana avrebbero tessuto rapporti diretti addirittura con il generale De Gaulle.
Ora - tralasciando da questo contesto l’azione attiva ed efficace dei partigiani valdostani a cui va la Liberazione della Valle d’Aosta
- la regione fu raggiunta e occupata militarmente dalle truppe francesi il 28 aprile 1945,(2)
fatto che preoccupò non poco quelle americane che da sud giunsero ad Aosta solo il 4 maggio.
Una situazione così delicata, sommata al fermento autonomista dei valdostani, portò a tensioni sociali.
Il presidente degli Stati Uniti d’America, Harry Truman, fu addirittura costretto il 7 giugno 1945 a inviare un telegramma severo al generale De Gaulle, con il quale gli intimava di ritirarsi immediatamente dai territori occupati, minacciando anche di interrompere i rifornimenti di carburante alle truppe francesi.
Un periodo difficile, dunque, che faceva dibattere anche a Londra sull’occupazione francese della Valle d’Aosta, della Siria e del Libano.
Comunque sia, gli ordini dati al generale Crittenberger, comandante del 4° corpo americano, erano chiari ed egli assicurò di occuparsi della progressiva evacuazione dalla regione delle truppe francesi.
Il corrispondente di Parigi del Times, già il 14 giugno comunicava che le difficoltà tra Francia e Alleati sulla questione valdostana erano state finalmente superate: Le chapitre du Val d’Aoste clos.(3)
Alla fine, dopo quasi due mesi di tira e molla e di fortissime tensioni, i soldati francesi abbandonarono il territorio.
Ci fu, per l’occasione, una vera e propria giornata di festa con una cerimonia di “consegna” che, riprendendo quanto scritto da John Wallis(4)
- corrispondente del Daily Telegraph
e del The Scotsman
-, si svolse in una città in cui sventolavano bandiere francesi e sud africane: gli Chasseurs des Alpes, nelle loro famose divise blu, raggiunsero la piazza in mezzo ad un picchetto d’onore formato dai soldati sud-africani, con i quali avvenne poi il passaggio di consegne. Ci fu anche un pranzo tra cui spiccavano le figure dei generali Doyen (francese), Crittenberger (statunitense), Pool (britannico, sesta divisione corazzata sudafricana) e il maggiore statunitense Howell, commissario militare alleato in Aosta.
Restarono poi in loco gli statunitensi i quali, alla mezzanotte del 31 dicembre del 1945, restituirono la
circoscrizione autonoma della Valle d’Aosta
alla piena sovranità italiana.
Un'ulteriore curiosità...
Nel 2018 scrivevo altrove che la situazione di quegli anni
dovette essere molto più complicata di quanto raccontato dagli archivi ufficiali fino ad oggi conosciuti
(...)
(5)
e a tale proposito andrebbe, difatti, tenuta in considerazione anche la testimonianza diretta di un importante giornalista francese Paul Bodin (1909-1996). Inviato speciale del giornale
Combat
- a cui collaborava anche lo scrittore Albert Camus - Bodin fu un importante reporter e corrispondente di guerra a cui si devono articoli, inchieste e pubblicazioni; fu anche consigliere di numerosi ministri e di personalità come lo scrittore e politico André Malraux.
Bodin, mosso dal “difficilmente sappiamo cosa sta succedendo lì” e dal perché “ai giornalisti è quasi vietato andarci”, nel giugno del 1945 si presentò al confine del Piccolo San Bernardo per verificare cosa stesse succedendo in Valle d’Aosta.
Anche se il suo
reportage(6)
può sembrare di parte o privo di una serie di informazioni che all’epoca l’uomo probabilmente non ha avuto modo di conoscere o di approfondire - quali, per esempio, la forte campagna di propaganda filo-annessionista organizzata dai francesi - la sua cronaca rappresenta comunque una “fotografia” nitida, uno spaccato, di quelle settimane convulse.
Premesso doverosamente tutto ciò, ecco il resto del racconto.
Il giornalista fu subito arrestato dai soldati inglesi che presidiavano il confine e poi fu liberato da quelli francesi che lo aiutarono anche ad addentrarsi nella regione.
“E’ un incidente molto significativo per capire ciò che succede in Valle d’Aosta. Tutti ignorano, infatti, che nonostante quello che scrivono certi giornali italiani e stranieri, la Valle d’Aosta non è affatto “occupata” da truppe francesi. In realtà è l’AMGOT (cioè l’Amministrazione militare alleata dei territori occupati) che ha
la haute main sur l’administration du pays. E non è tutto: l’AFHQ (lo Stato Maggiore delle Forze Alleate) ha tracciato una linea di demarcazione che ingloba tutta la Valle d’Aosta (...) e che non può essere oltrepassata senza un’autorizzazione speciale dell’Alto Comando inglese”.
Il disegno riportato sul giornale tracciava i confini di un’area - definita “interdetta” - da cui erano esclusi una serie di comuni. Si tratta di tutti quei territori che, da sud-est a nord-ovest, circondano il nucleo della Valle d’Aosta maggiormente abitato, cioè quello che si trova intorno al solco del fiume Dora Baltea.
(7) Comunque sia, a La Thuile Bodin fu messo a conoscenza dei fatti; eventi raccontatigli dagli ufficiali francesi e che - come lui stesso afferma - risultarono esatti dopo una sua verifica. Cioè che i francesi - par ordre supérieur
- non erano occupanti, ma solo acquartierati temporaneamente e non potevano interessarsi dell’amministrazione civile; che i sindaci valdostani - nominati dal Comitato di Liberazione locale - rispondevano direttamente all’AMGOT e che i francesi avevano un ruolo marginale sauf pour les questions militaires qui nous intéressent et où nous pouvons intervenir directement. Nous avons donc qu’un contrôle de sécurité militaire.
“La Valle d’Aosta è dunque interamente controllata,
en dehors des troupes françaises, da truppe motorizzate inglesi e americane. Anche ad Aosta, come ovunque, i Britannici (unità sud-africane), gli Americani e i Francesi sono acquartierati
côte à côte, sans hiérarchie, en principe, e le loro pattuglie che circolano in città sembrano ignorarsi.
In giro per la regione, Bodin, ebbe poi modo di dialogare con tantissimi valdostani ai quali chiese se fossero interessati o meno ad una eventuale annessione alla Francia. La risposta gli sembrò quasi corale: “Il meglio sarebbe per noi lasciarci comunicare facilmente con la Francia e con l’Italia”. Certamente altri avrebbero auspicato un'annessione alla Svizzera (che in qualche modo fu anche proposta da qualcuno, ma non venne accolta) oppure
tout-court
l'indipendenza.
A quel punto, il giornalista chiudeva il suo rocambolesco reportage con: “Non c’è dubbio che in Valle d’Aosta la corrente più forte vuole un’autonomia economica e culturale nel quadro dello Stato italiano”, anticipando di pochissimo il Times
di Londra secondo cui la stragrande maggioranza dei valdostani si opponeva ad una eventuale annessione alla Francia.(8)
(1) Questa prima parte del racconto per quanto rimodulata, è tratta da M. Caniggia Nicolotti e L. Poggianti, Idee, aspirazioni e percorso di autogoverno valdostano. La lungimiranza di un piccolo popolo
(2018). (2) La liberazione di Aosta avvenne proprio il 28 aprile del 1945 grazie ai partigiani. (3) La Liberté, 15 giugno 1945. (4) The Scotsman, 26 giugno 1945. (5) Cfr. nota 1, p. 79.
(6) La cronaca fu pubblicata sul giornale Combat
del 13 giugno 1945. (7) L’intera zona era parte integrante di una vasta area che comprendeva il torinese e scendeva fino a Sanremo. (8) La Liberté, 15 giugno 1945.